Parlando di mobilità sostenibile si è soliti pensare a veicoli poco inquinanti esclusivamente in relazione al loro utilizzo, ovvero ad un quantitativo il più possibile contenuto di emissioni nocive durante la marcia. Per ridurre l’impatto ambientale legato al ciclo vitale di una vettura è però possibile intervenire su più fattori, anche quelli legati alle fasi di produzione e smaltimento. Meglio ancora se, invece di destinare le componenti alla distruzione, le si potesse impiegare nuovamente. È quanto intende fare Ford con un progetto finalizzato al riuso dei motori equipaggiati sulle vecchie auto.
Il motore rigenerato
La tecnica si basa sull’applicazione termica, mediante spray al plasma, di un rivestimento in grado di riportare le superfici che ricoprono i blocchi dei cilindri alle condizioni di fabbrica, così da favorirne il riutilizzo. I benefici in termini di impatto ambientale sono notevoli: si abbattono del 50% le emissioni di CO2 rispetto a quanto avverrebbe producendo una nuova unità. Il processo è frutto degli studi portati avanti presso il Centro di Ricerca Ford di Aachen, in Germania, in collaborazione con altri team dell’Ovale Blu da tutto il mondo. Una tecnica che si inserisce nell’ottica di sostenibilità ambientale, perseguita dal gruppo anche mediante l’impiego di materiali ultraleggeri come l’alluminio o la fibra di carbonio. Così Andreas Schamel, DirettoreGlobal Powertrain Research & Advanced Engineering di Ford, spiega come è nato il progetto e con quali finalità:
Abbiamo sviluppato questo processo, inizialmente, per modelli ad alte prestazioni destinati alla pista come la Ford Mustang Shelby 350R, per rigenerare motori destinati ad applicazioni estreme che altrimenti avrebbero dovuto terminare la propria vita utile. Si tratta di uno dei molteplici esempi che testimoniano l’impegno di Ford nella riduzione, su più fronti, della propria impronta ambientale.
Un altro progetto innovativo è quello messo in campo in partnership con Heinz, che prevede la creazione di componenti in bioplastica (come supporti per i cablaggi o portamonete) partendo dagli scarti della lavorazione dei pomodori durante la produzione del ketchup. In questo caso l’idea di fondo è quella di non considerare gli scarti del processo come un rifiuto, come un fardello da smaltire, bensì come una risorsa importante e potenzialmente in grado di poter essere sfruttata altrove. È, in estrema sintesi, lo stesso principio che si applica al riciclo dei rifiuti.
L’automotive eco-friendly
Tornando al progetto Ford per la rigenerazione dei motori, il primo step è quello che ne prevede l’impiego nell’ambito delle auto sportive, dove le componenti vengono continuamente sottoposte a importanti sollecitazioni e dove il rischio di rotture o usura eccessiva è sempre presente. In caso di danni ad una singola componente, di solito, si sostituisce l’intero blocco. La tecnica sviluppata ad Aachen permette invece di rimodellarne la superficie in modo rapido e senza dover far fronte a costi elevati, risparmiando energia e riducendo l’impatto del procedimento sull’ambiente.
Un approccio di questo tipo, una volta perfezionato, potrebbe essere applicato un giorno su larga scala, in modo massivo. I benefici sarebbero notevoli: se si rapporta il risparmio (-50%) in termini di CO2 generata al numero dei veicoli commercializzati, si renderebbe la mobilità davvero più sostenibile. Riduzione delle materie prime utilizzate e meno rifiuti prodotti al termine del ciclo vitale della vettura. Impiegando il processo anche in caso di rotture o quando si verifica la normale usura dettata dall’utilizzo, anche gli interventi di manutenzione e riparazione potranno risultare più economici.
Nuovi Materiali
Il ricorso ai materiali ultraleggeri rappresenta un altro tassello importante nel puzzle di un futuro maggiormente sostenibile per l’industria dell’automotive. Contenere il peso dei mezzi è un modo per abbattere spese e impatto sull’ambiente. Il nuovo Ford F-150, ad esempio, è stato nominato Green Truck of the Year 2016 dal Green Car Journal: un riconoscimento attribuito al pick-up grazie allo chassis in alluminio e all’inclusione di elementi in fibra Repreve, generata riciclando le normali bottiglie di plastica. In questo modo l’Ovale Blu evita di destinare in discarica oltre 5.000.000 di contenitori ogni anno.
Oltre a questo, il veicolo utilizza materiali sostenibili derivanti dalla lavorazione del riso per rinforzare le plastiche, la soia per l’imbottitura dei sedili e gli scarti industriali del cotone per la produzione di nuove fibre tessili. Viene recuperato anche ciò che deriva dalla lavorazione dell’alluminio, attraverso tecniche avanzate di stampaggio. In Europa l’azienda adotta la stessa filosofia per B-MAX, Fiesta, Mondeo e S-MAX. Nel caso della Mondeo, sono presenti acciai idro-formati più leggeri e al tempo stesso più resistenti di quelli convenzionali, per elementi come i montanti e la struttura del tetto. I telai di sostegno del portellone posteriore sono invece costituiti da magnesio, ottenendo una riduzione del peso del 40% circa.
Per alleggerire sempre più i veicoli si ricorrerà, in futuro, sempre più anche a materiali compositi come la fibra di carbonio. A questo proposito, Ford collabora con DowAska per la definizione di processi industriali in grado di rendere più rapida ed energeticamente meno dispendiosa la realizzazione di componenti in carbonio, oggigiorno esclusiva di modelli sportivi come la Ford GT. Altre ricerche studiano l’impiego dell’arbusto della guayula, dei soffioni e della canna da zucchero, tutti potenzialmente in grado di garantire una produzione eco-compatibile di biogomma. Ancora, la griglia anteriore della Focus è realizzata in materiale ibrido plastico-metallico, mentre alcuni prototipi dispongono di un cassetto portaoggetti ottenuto dalla lavorazione della fibra di agave.