La battaglia legale tra Motorola ed Apple sembra esser giunta ad una svolta: secondo quanto riportato da Florian Mueller di FOSS Patents, infatti, la società di Cupertino avrebbe ricevuto un primo procedimento di ingiunzione che potrebbe minare seriamente la distribuzione di dispositivi con su il logo della mela morsicata in Germania. Ma non solo: in ballo vi sarebbe una somma vicina ai due miliardi di euro, circa 2,7 miliardi di dollari.
Consapevoli del rischio di poter perdere la causa, infatti, gli avvocati assoldati da Apple per allestire la muraglia difensiva avrebbero richiesto al giudice di fissare a quota 2 miliardi di euro cifra relativa ad un’eventuale cauzione. Tale somma permetterebbe alla società di Cupertino di ricevere un notevole rimborso economico nel caso in cui la sentenza dovesse poi essere ribaltata in appello: qualora la Mela dovesse esser ritenuta colpevole, infatti, molti dei suoi prodotti sarebbero istantaneamente bloccati sul suolo tedesco, impedendone le vendite e causando dunque un sensibile danno finanziario alla società, la quale intende cautelarsi in tale modo da eventuali sentenze avverse a Motorola durante il ricorso in appello.
Al centro della diatriba tra le due società vi sono alcuni brevetti detenuti da Motorola in materia di sincronizzazione della posta elettronica e scagliati contro Apple, la quale avrebbe violato la proprietà intellettuale dell’azienda prossima alla cessione del ramo mobile a Google tramite MobileMe prima ed iCloud poi. I dispositivi ritenuti colpevoli sarebbero sia quelli appartenenti alla linea mobile che a quella desktop, con iOS ed OS X coinvolti in una vicenda che rischia di costare molto caro al gruppo di Cupertino.
Secondo le prime ricostruzioni la vittoria di Motorola in Germania sarebbe piuttosto vicina. Nonostante ciò il giudice starebbe valutando le richieste messe sul piatto da Apple, ritenendo a primo impatto eccessiva la somma richiesta dal colosso californiano come risarcimento per eventuali danni causati da un ingiunzione temporanea rimossa da una successiva sentenza della Corte d’appello.