Il Web Open Font Format (WOFF) sta per diventare realtà. È questo un passo importante perchè, dopo anni di “www” sui medesimi font su ogni singolo sito, con l’introduzione di un nuovo standard si potrebbe aprire la strada ad una vera esplosione di stile e fantasia tale da offrire allo sviluppatore un’ampia scelta nel preparare i testi per la propria pagina.
Il World Wide Web Consortium ha detto sì: il Web Open Font Format è stato accettato in qualità di potenziale standard riconosciuto. Ma la notizia è corredata anche da un passo molto importante nel percorso che porta l’eventuale standard W3C a diventare qualcosa di diffuso ed utilizzato: anche Microsoft ha firmato il proprio sostegno al WOFF assieme alla proponente Mozilla e ad Opera Software. Ciò significa che ora il WOFF non sol ambisce a divenire uno standard riconosciuto, ma diventa anche uno strumento pronto ad essere abbracciato dai due principali browser sulla piazza: Firefox ed Internet Explorer (in comunione con Opera). Più chiaro il percorso del primo, ignoto il secondo: Firefox supporta WOFF fin dalla versione 3.6, IE invece potrebbe compiere il proprio passo soltanto con la prossima milestone identificata in IE9. La compilazione delle specifiche è in mano al WebFonts Working Group.
Il Web Open Font Format permette allo sviluppatore di un sito di inserire all’interno della pagina un font a piacimento: richiamato all’interno del codice della pagina ed interpretato in qualità di file compresso correlato, il font è così utilizzabile anche se non installato all’interno della macchina. Così facendo viene superata l’attuale barriera che limita l’uso dei font ad un range standard esistente (e definito in larga parte dalla dotazione Windows), permettendo agli sviluppatori maggior creatività pur nel pieno rispetto degli standard.
Il WOFF è il punto d’unione di più scorciatoie che avevano tentato in passato di giungere alla medesima conclusione. Il nuovo standard si propone ora come uno strumento di conversione per TrueType, OpenType e Open Font portando ogni singolo stile sul medesimo piano, creando un layer che permetta (con giusto compromesso nel caricamento delle pagine) l’interpretazione del codice e l’uso del font preferito indipendentemente dalla dotazione dell’utente. Tutto è mediato dal browser e tale tecnologia, reggendosi sui nomi Mozilla e Microsoft, non può che nascere sotto una buona stella.