La lotta alla pirateria da parte dell’ICE continua giorno dopo giorno. Dopo aver sequestrato una serie di nomi a dominio legati ad attività ritenute illegali negli Stati Uniti, quali la distribuzione di materiale protetto da copyright o la trasmissione di eventi sportivi, l’ICE punta ora ad eliminare ulteriori strumenti con i quali gli utenti possono accedere a contenuti illeciti attraverso la Rete: tra questi spicca ora MafiaaFire, componente aggiuntivo per Firefox finito nell’occhio del ciclone.
Scopo di MafiaaFire è quello di permettere agli utenti di aggirare il blocco posto dalle autorità statunitensi nei confronti dei siti web sequestrati, reindirizzando questi verso i nuovi domini ove sono ospitati alcuni dei servizi che hanno deciso di continuare la propria attività nonostante la sentenza dei giudici. Tale comportamento ha dunque allarmato l’ICE, la cui richiesta di rimozione del plugin dal portale Add-on di Mozilla non si è fatta attendere: per l’ente MafiaaFire è illegale e non deve essere distribuito.
La richiesta non ha però avuto gli effetti desiderati. I vertici di Mozilla hanno infatti ribattuto chiedendo all’ICE le vere motivazioni di tale richiesta, possibilmente accompagnate da una sentenza ufficiale di una qualche Corte statunitense che ne provi l’illegalità. Solo allora, come confermato da Harvey Anderson, la società provvederà a rimuovere il componente aggiuntivo, il quale risulta tuttora disponibile e al momento può vantare oltre 6000 click da parte degli utenti del panda rosso.
La fondazione che cura lo sviluppo di quello che è divenuto nel tempo uno dei browser più apprezzati al mondo appoggia dunque la posizione dei programmatori che hanno dato vita a MafiaaFire, il cui obiettivo è quello di combattere le decisioni giunte negli scorsi mesi che hanno di fatto bloccato una serie di servizi fortemente apprezzati dai navigatori. Tale gruppo di programmatori, rimasti anonimi a seguito del rilascio del plugin, ritiene infatti ingiuste le suddette sentenze, definendo l’ICE «un cagnolino al servizio delle major», le quali avrebbero inviato un elenco dei siti ritenuti scomodi con lo scopo di forzarne la rimozione.
Difficilmente Mozilla potrà o vorrà opporsi all’eventuale sentenza di un giudice. Fino a quel punto, però, l’illegalità del plugin non sarà dimostrabile, mettendo la fondazione di fronte ad un problema etico che Mozilla non intende sobbarcarsi.