Dal 2017, il team di Mozilla ha lavorato a Project Things, un’implementazione aperta dello standard Web of Things del World Wide Web Consortium (W3C) per il monitoraggio e il controllo dei dispositivi connessi. Oggi, l’iniziativa ha raggiunto un pietra miliare della sua storia, visto che Project diventa Mozilla WebThings e concretizza una serie di funzioni monitoraggio e networking.
La missione del gruppo di Mozilla IoT è creare un’implementazione Web of Things che aiuti a guidare gli standard IoT per la sicurezza, la privacy e l’interoperabilità. Se oggi l’obiettivo parte con la presenza in oggetti di aziende e compagnie di piccole, medie e grandi dimensioni, in futuro tanti dispositivi per l’utente finale potrebbero inglobare lo standard, che farebbe da ponte a strutture software oggi molto diverse e nella cerchia delle centinaia.
Mozilla WebThings è costituito da due componenti principali: WebThings Gateway, una distribuzione software focalizzata sulla privacy e sulla sicurezza, e WebThings Framework, una libreria di componenti riutilizzabili. L’ultima versione di WebThings Gateway, la 0.8, consente di registrare privatamente i dati (come la temperatura) dai loro dispositivi smart home e di visualizzare tali informazioni con grafici interattivi. La registrazione è abilitata tramite il menu Impostazioni, dalla schermata Esperimenti e i registri possono essere conservati per ore, giorni o addirittura settimane.
Questa funzione è ancora sperimentale, ma la visualizzazione di questi registri aiuterà a capire i tipi di dati che i dispositivi smart home stanno raccogliendo e quali è possibile condividere con altri tramite servizi di terze parti – ha affermato l’ingegnere del software Ben Francis – WebThings Gateway 0.8 introduce nuove funzionalità di allarme per dispositivi come fumo, monossido di carbonio e rilevatori di movimento. In particolare, consente agli utenti di verificare se un allarme è attualmente attivo e di configurare regole per ricevere avvisi peculiari, al verificare di alcune condizioni.
Mozilla ha annunciato Project Things nel febbraio 2018, diversi anni dopo la creazione di un gruppo di ricerca al W3C dedicato al Web of Things. Al livello più elementare, cerca di riutilizzare gli standard web programmabili (ad es., HTTP e JSON), semantici, in tempo reale (WebSockets) e social (OAuth) per realizzare app che semplifichino l’implementazione e la gestione dell’internet delle cose. Il tempismo non potrebbe essere migliore: di recente, IoT Analytics ha previsto che il numero globale di dispositivi connessi aumenterà fino a 10 miliardi entro il 2020 e a 22 miliardi entro il 2025, guidato dall’adozione di consumatori e imprese.