C’è stato un tempo in cui lo star system americano inviava al fronte i propri elementi di spicco in virtù di una sorta di dovere nei confronti della patria. Una canzone, un sorriso, l’aria di Hollywood ed un autografo rappresentavano una speranza per tutti quei soldati che, costretti ad operare nel pericolo lontano dalle proprie famiglie, trovavano nelle star un filo conduttore con casa propria. Oggi, però, quei tempi sono definitivamente passati. Oggi la patria sembra nutrire differente riconoscenza ed attaccamento nei confronti dell’esercito e l’MPAA sembra oggi usare le proprie star più per una battaglia antipirateria che non per una rinfrancante pausa dalle attività di peacekeeping.
Il fatto emerge da un report TorrentFreak ove è stato pubblicato un documento “unclassified” nel quale l’esercito documenta la necessità di compiere una indagine interna originata da una domanda proveniente direttamente dalla Motion Picture Association of America: «L’ambasciata USA ha recentemente ricevuto una richiesta a proposito della vendita di film piratati sul terreno dell’ambasciata. La MPAA ha girato la domanda all’ambasciata dopo aver ricevuto richieste dallo USA Today a proposito dei film pirata in Iraq». Prende quindi il via l’approfondimento interno che tenta di capire quale sia la dimensione del fenomeno tra le basi della coalizione.
TorrentFreak rivela quanto appurato da alcune fonti interne all’esercito, secondo cui varie lettere sarebbero state inviate in passato a RIAA ed MPAA per segnalare la forte indisponibilità di materiale originale presso le zone di attività ed il conseguente uso di DVD pirata o BitTorrent semplicemente come soluzioni alternative alla noia.
La pirateria non si addice a chi difende gli interessi ed i valori del proprio paese, ma al tempo stesso viene indicata come unica soluzione per un mercato altrimenti poco sviluppato. L’argomento è giocoforza delicato ed il documento cela l’ennesima scomoda battaglia intrapresa dall’MPAA a tutela del mercato. Il tutto a pochi giorni di distanza dalla nuova offensiva contro gli utenti in cui la produzione di “The hurt locker” si è avventurata denunciando 5000 utenti scoperti a scambiare il film tramite canali P2P.