Come abbiamo visto ieri, un’Università di Washington aveva dimostrato come fossero errati i metodi adottati dalla MPAA per intercettare gli sharer della Rete.
Probabilmente queste ricerche hanno dato fastidio alla MPAA che avrebbe dichiarato che non servono prove per dimostrare la violazione del diritto d’autore e che la stessa è autorizzata a chiedere, a titolo di risarcimento per i file scaricati illegalmente, la cifra di 150.000 dollari.
L’avvocato della MPAA, Marie van Uitert ha evidenziato che è molto difficile raccogliere delle prove che dimostrano l’avvenuta violazione del copyright nelle moderne reti P2P, pertanto la stessa ha posto un quesito al giudice federale:
la memorizzazione di materiale protetto da diritto d’autore all’interno di cartelle condivise, rappresenta una violazione del copyright?.
Secondo MPAA, il salvataggio di musica su delle cartelle condivise è sinonimo di distribuzione e quindi di violazione del diritto d’autore.
In attesa di una risposta da parte delle competenti autorità, gli sharer potranno approfittare di questa pseudo “vacatio legis”.