Il primo giorno a Wall Street dopo l’OPA Microsoft su Yahoo è stato all’insegna dell’incertezza, ma con le azioni del gruppo nel mirino immediatamente pronte a volare con un +47% conclusivo. Dopo il weekend, a bocce ferme e con Google già espressasi sulla vicenda, l’apertura vede Microsoft ferma, Yahoo in crescita dell’1.9%, mentre il motore di Mountain View vive una piccola flessione di un punto e mezzo percentuale.
In generale vige l’incertezza. Google ha detto la sua: quest’operazione non s’ha da fare, è pericolosa per gli utenti ed è una minaccia per la libertà della rete. Microsoft ha risposto proponendo tesi uguale e contraria: Google ha un quasi-monopolio, questa operazione riequilibrerà la situazione. Yahoo prende invece tempo: «l’opzione Microsoft è solo una delle ipotesi». Leggasi: chi offre di più? Il problema è che pare non siano in troppi disponibili ad offrire di più per Yahoo: perchè l’attuale situazione economica non consente follie, perchè ci si troverebbe Microsoft sulla strada, perchè è questa una battaglia ormai già delimitata a pochi attori. L’idea che si fa largo è quella di una cordata Yahoo/Google per sbarrare la strada a Microsoft, ma trattasi di voci incontrollate come tante altre di queste ore. Le parole possibiliste di Yahoo, però, sembrano una velata conferma. Il problema è primariamente economico: sono in molti a ritenere l’offerta Microsoft di per sé già alta, dunque ulteriori rilanci sembrano poco vantaggiosi per chiunque. Accordi di differente natura, però, non sono ancora da scartare.
Mentre vige l’attesa, qualcuno rompe il ghiaccio: il Congresso ha spiegato che sarà un preciso dovere quello di vigilare sull’operazione in quanto trattasi di un’OPA senza precedenti avente ad oggetto un mercato dai grandi numeri ed in forte crescita. Indubbiamente l’unione tra Microsoft e Yahoo solleva alcune questioni (Google non ha esitato ad elencare un proprio spunto direttamente tramite il proprio ufficio legale) ed il tutto dovrà forzatamente passare al vaglio delle autorità prima di giungere a conclusione. Fin dalla prima ora tale possibilità è stata data per scontata, ma gli avvocati di parte non ritengono applicabile alcun vincolo antitrust: il mercato della pubblicità online è oggi nelle mani di Google e solo la nascita di una autentica concorrenza può riequilibrare le parti a vantaggio di inserzionisti, utenti e dell’innovazione.
Dal Congresso non giunge al momento alcuna informazione supplementare. Semplicemente il caso è destinato a passare all’esame delle autorità antitrust di tutto il mondo, a partire dagli USA dove un primo dibattito è previsto per l’8 febbraio. Nel calderone sembra finire (sia pur se trattasi di una vicenda separata) l’operazione di acquisto Google/DoubleClick: Google è già al vaglio dell’authority europea (su espressa pressione Microsoft) ed il cambio di prospettiva preannunciatosi con l’OPA Microsoft potrebbe avere fondamentali ripercussioni anche su questa vicenda.