MTV Digital Days, ossia una nuvola di giovanissimi nel contesto spettacolare della Reggia di Venaria Reale (Torino). E l’esordio è immediatamente posizionato nel baricentro di questo incontro: la FIMI da una parte, a rappresentare il corpus delle case discografiche, ed il pubblico dall’altra. Una sala gremita nel nome di Max Pezzali ed un discorso (purtroppo troppo rapido a causa dei tempi stretti a disposizione) lasciato necessariamente a metà.
L’incontro è stato organizzato dalla Federazione Industria Musicale Italiana con una finalità precisa: discutere con il pubblico quella che è la rivoluzione digitale del settore, un passaggio epocale che deve ancora trovare il giusto equilibrio tra opportunità, rischi, introiti, libertà ed arte. Perché l’arte è al centro di tutto: la musica è la musica, a prescindere dallo strumento con la quale è veicolata, ma lo strumento è il cuore di un modello di business che, se inceppato, rischia di fermare anche l’espressione artistica. A discutere di un tema tanto delicato la FIMI ha messo a disposizione il proprio Presidente, Enzo Mazza, assieme al numero uno Warner Marco Alboni, la country manager Deezer Laura Mirabella ed il consigliere di Antonio Catricalà presso il Ministero per lo Sviluppo Economico, Antonio Amendola.
Il momento focale del dibattito è stato nelle parole di Max Pezzali, il quale ha dimostrato di non essere soltanto una comparsa con cui condire l’incontro: l’artista ha sviscerato l’argomento spiegando come e perché occorra capire al meglio cosa stia succedendo in un momento storico nel quale i nuovi attori fanno mirabolanti promesse ma mantengono ad oggi ancora i bilanci in passivo. Pezzali si professa fan di Deezer, ma si chiede: quando progetti come Deezer o Spotify saranno in attivo e diventeranno una realtà solida? E soprattutto: il settore è passato dal proibizionismo più sfrenato della guerra a tutto campo contro la pirateria al liberismo più superficiale che firma qualsivoglia accordo con qualsivoglia nuovo progetto. Serve equilibrio e serve concretezza, andando al di là delle belle parole che sciorina la retorica della rivoluzione digitale.
Oggi il settore digitale, infatti, è in forte crescita mentre l’industria basata sui CD continua a cadere. In questo quadro già di per sé fragile va ad affacciarsi una nuova variabile, quella degli ascolti in streaming. Alboni propone una riflessione al pubblico: siamo o non siamo in un contesto “bulimico” della fruizione musicale, ove la quantità si è andata sostituendo alla qualità e dove la scoperta di nuovi artisti è penalizzata dall’impulso alla fagocitazione di quanto più materiale disponibile (non a caso definito spesso e volentieri dai servizi online come un approccio “all you can eat”).
La FIMI e il pubblico attorno allo stesso tavolo, a discutere della medesima tematica e per la prima volta (dopo anni di scontro) con un obiettivo comune: trovare un equilibrio di mutuo beneficio che salvaguardi la musica ed al tempo stesso la riporti ad essere una leva culturale che faccia del bene al paese ed ai suoi individui.
Una nuova era, forse, che si apre a Venaria Reale. Una nuova era che sarebbe ingenuo osservare solo da un punto di vista parziale, che sia del pubblico, dell’industria o degli artisti. Una nuova era, infatti, abbraccia tutto e tutti: serve una visione olistica del momento e l’intelligenza di saper capire come un tema del genere non può svilupparsi se non in parallelo ed in concomitanza ad un balzo culturale in avanti di tutto il sistema paese.