Si chiama Cecilia Gonzales ed il suo caso è presto divenuto noto negli Stati Uniti a causa della resistenza compiuta nei confronti della RIAA a seguito della contestazione relativa allo scambio di 30 canzoni tramite reti P2P. La maggior parte delle persone coinvolte dalle retate della RIAA hanno patteggiato in tribunale pene di circa 3.000 dollari: la Gonzales si è invece rifiutata di ammettere la colpevolezza ma, una volta perso anche l’appello, si troverà ora costretta a versare una penale maggiorata pari a 22.500 dollari, ovvero 750 dollari per ogni file detenuto e condiviso.
La storia di Cecilia Gonzales ha raggiunto una certa popolarità in quanto alcune testate di Chicago (ove la Gonzales risiede) si erano ampiamente occupati della vicenda sottolineando il fatto che la 29enne era una tra le poche a voler intraprendere il braccio di ferro legale senza fermarsi al primo grado di giudizio. La denuncia fu tra le prime ad essere avanzate e, dopo l’ondata che ha dato vita tra gli altri anche al caso in questione, oltre 10.000 utenti ancora sono stati segnalati agli inquirenti.
Le tesi della difesa (basate sul concetto del “fair use”) non hanno convinto il giudice: secondo il difensore della Gonzales, Geoff Baker, l’assistita deteneva musica scaricata solo per valutarne meglio a priori l’acquisto. A dimostrazione del tutto la Gonzales ha ammesso di possedere circa 250 CD regolarmente acquistati. Le argomentazioni della difesa sono presto state smontate e la decisione del giudice di primo grado è stata confermata anche in appello: 22.500 dollari di multa e la RIAA può festeggiare l’ennesima strategica vittoria nella sua battaglia giudiziaria al P2P.