Multimedia Intelligence, una società specializzata in raccolta dati, ha dichiarato che nel 2007 il P2P ha sottratto all’industria audiovisiva più di 69 miliardi di dollari.
L’ammontare del danno causato dal filesharing è stato stimato grazie ad una semplice proiezione: è stato calcolato il prezzo medio di un MP3 acquistato regolarmente e moltiplicato per il numero di scambi all’interno delle reti di sharing.
La ricerca, intitolata “P2P: Content’s “Bad Boy” becomes Tomorrow’s Distribution Channel”, non si è limitata ad analizzare il costo economico del P2P ma ha voluto studiare il fenomeno nel suo complesso: penetrazione globale, numero di consumatori e impatto economico sono solo alcuni degli indicatori presi in considerazione da Multimedia Intelligence. Sulla base dei dati raccolti l’azienda ha quindi costruito delle predizioni per il futuro del filesharing.
La prima ipotesi riguarda il numero dei film condivisi nei network P2P, destinato a quadruplicarsi entro il 2012. Tuttavia l’ammontare totale di file video presenti in rete continuerà ad essere nettamente inferiore rispetto a quello dei file musicali.
La seconda predizione riguarda la legalità del sistema. Il filesharing è destinato ad accogliere sempre maggiori contenuti legali, siano essi frutto di accordi con le major o file autoprodotti da artisti emergenti che decideranno di metterli in libera condivisione.
Infine il P2P aumenterà in modo esponenziale il proprio traffico. Come già predetto in un antecedente studio, il P2P nei prossimi anni occuperà il 400% della banda attuale.
Questi tre fattori, secondo Multimedia Intelligence, dovrebbero far riflettere su un importante dato di fatto: l’industria dei contenuti deve essere in grado di reggere il confronto con lo scambio illegale. In altre parole, la distribuzione legale non riuscirà mai a bloccare il proliferare di file protetti sui network P2P se non sarà in grado di elaborare un sistema che fornisca gli stessi vantaggi che attualmente gli utenti ricevono dallo scambio illegale.