Una notizia improvvisa sconvolge il mondo del cinema e dell’innovazione sul grande schermo: Hans Ruedi Giger, l’artista surrealista alla base delle ambientazioni sci-fi della saga “Alien”, è venuto a mancare. Stando a quanto rivelato dalle agenzie di stampa, l’esperto di effetti speciali non avrebbe superato il trauma di una recente e rovinosa caduta.
74 anni compiuti lo scorso febbraio, Giger è stato attivo nel mondo dell’arte sin dagli anni ’60. Pittore, scultore, illustratore, regista e designer, l’artista è sempre stato profondamente legato a una produzione surrealista e molto simbolica, spesso mirata alla descrizione di un futuro lontano e non sempre rassicurante. Esponente del realismo fantastico, sculture e scenografie sono spesso imponenti, soffocanti, cupe e noir. Ed è proprio anche per questa caratteristica che Giger ha trovato ampio spazio nell’universo del cinema fantascientifico, proprio per la sua capacità di anticipare e rendere tangibile quello ambiente futuristico e futuribile di conquiste e lotte nello spazio. Fedelmente legato alla saga Alien, nel 1980 conquista l’Oscar per i migliori effetti speciali per la pellicola diretta nel 1979 da Ridley Scott.
Di origini svizzere e figlio di un chimico, ha studiato architettura a Zurigo e ha iniziato la sua carriera sperimentando con materiali innovativi, quali il poliestere, per poi utilizzare estensivamente il metallo come forma d’espressione. Interprete dell’incubo, d’ispirazione fortemente industriale, la sua opera è stato spesso definita “biomeccanica” per la capacità di unire elementi umani ad altri invece del tutto fittizi.
Il lavoro di Giger è stato di particolare importanza per il cinema fantascientifico così come oggi è entrato nell’immaginario comune, poiché ha contributo a definire lo standard con cui lo sconosciuto universo alieno può essere rappresentato al grande pubblico. Suoi sono gli interni delle navi spaziali ricchi di stretti e soffocanti corridoi sopraelevati di metallo, circondati da tubi, quasi a ricordare dei sottomarini. Sua anche la definizione della razza aliena, con lo spaventoso cranio allungato posteriormente, la coda, i denti aguzzi, la lingua prensile: una visione che prende in prestito elementi sia dal mondo degli insetti che dalle rappresentazioni sacre dei demoni, unendole alla modernità dei materiali industriali.
Nel 1998 è stato inaugurato in Svizzera l’omonimo museo che, oltre a riprodurre le ambientazioni tipiche del genio visionario dell’artista, ospita anche opere di Salvador Dalì e altri surrealisti, con cui Giger ha collaborato soprattutto durante la giovinezza.