L’anno 2010 non verrà ricordato con particolare giubilo tra i produttori musicali. Il 2010 non verrà elencato tra le buone annate del settore perchè per la prima volta, dopo lunghi anni di speranza, il settore digitale non è in grado di assicurare un traino in grado di salvaguardare il comparto da una chiusura con bilancio in rosso.
La linea in passato era sempre la medesima: i supporti fisici sono in caduta libera, ma l’avvento della musica digitale salverà il settore preservando i bilanci da pericolose cadute. Mentre la musica tradizionale continua a cadere, però, negli Stati Uniti secondo Nielsen Music sta venendo a mancare l’ascesa che ci si attendeva dal mercato dei download. L’anno dovrebbe infatti chiudersi senza variazioni di sorta, un encefalogramma piatto che costringerà il settore, se non a preoccuparsi, quantomeno a riflettere.
In Europa l’andamento è stato positivo: +7% nel Regno Unito, + 19% in Germania, + 19% in Francia. L’avanguardia USA, invece, deve leccarsi le ferite. Se la battaglia contro la pirateria continua a non consegnare risultati, al tempo stesso il rallentamento del trend della musica online sembra essere figlio soprattutto da una certa confusione che permea oggi il mercato. La moltiplicazione improvvisa delle offerte e delle possibilità, insomma, potrebbe aver generato un senso di attesa su masse disorientate all’interno di download a prezzi diversificati, abbonamenti con diverse opzioni, vincoli hardware, formati, DRM ed altri orpelli.
La mancanza di una linea chiara, unitamente alla crisi economica che può aver parzialmente sopito i desideri dei consumatori, consegna un 2010 a crescita zero per un comparto che nel 2009 era salito del 13% e l’anno precedente del 28%.
Secondo Jean Littolff, direttore Nielsen Music, il dato non deve però preoccupare. La musica digitale non ha assolutamente raggiunto la saturazione del mercato, ma è solo arrivata ad un “plateau” sul quale occorre ora costruire le basi per la crescita futura. Lo sconquassamento generale imposto proprio dalla musica digitale a produttori, distribuzione e utenza è dunque al momento un qualcosa che si ritorce contro la sua stessa causa. Ma Nielsen sembra esserne certa: si tratta soltanto di un effetto temporaneo e, pur se significativo, non indicativo di alcuna crisi imminente.
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