In Italia «le vendite di musica via internet e telefonia mobile hanno fatto boom nel 2005 superando, a livello globale, il miliardo di dollari di fatturato»: le parole pubblicate sul sito ufficiale FIMI sono il risultato del Digital Music Report 2006 compilato dall’IFPI (International Federation of Phonographic Industry).
Il report non fotografa solo una crescita, ma un vero e proprio fenomeno che va ad imporsi e radicarsi contraddistinguendo il nuovo paradigma emergente nel settore: «l’anno passato sono state scaricate legalmente oltre 420 milioni di canzoni, venti volte in più rispetto al 2004, mentre il volume della musica licenziata dalle case discografiche, è più che raddoppiato superando i due milioni di brani. Oggi il mercato della musica digitale rappresenta il 6% dei ricavi delle aziende, dato significativo se confrontato con due anni fa, dove il fatturato era praticamente zero».
Il comunicato non manca di una stoccata alla pirateria, con riportati i dati relativi a Regno Unito e Germania ove la musica digitale sarebbe in forte aumento rispetto alle forme illegali di download. Un segnale particolare giunge invece dall’Italia, ove i dati relativi alla musica digitale vengono distribuiti unendo in un solo numero «le vendite di musica via internet e telefonia mobile». Il dato fa riflettere soprattutto alla luce di quanto presente a seguito nel comunicato stesso: «altro segnale importante relativo ai nuovi modelli di business è dato dal successo della telefonia mobile come veicolo per distribuire musica. In Italia, l’80% della musica digitale transita oggi su rete wireless con numeri consistenti».
Il presidente FIMI Enzo Mazza ha dichiarato a Reuters che il 2005 è stato per il settore l’anno del decollo definitivo, il che sembra confermato dai dati di crescita pubblicati dalla stessa IFPI: se tra il 2004 ed il 2005 la banda larga è cresciuta (nei paesi presi in esame) del 26%, la conversione alla musica digitale ha seguito un tasso molto maggiore con i brani scaricati in aumento del 169%, i music store aumentati del 46%, il catalogo generale raddoppiato a quota 2 milioni di pezzi e la crescita di utenti interessati dell’87% (oggi ormai 3 milioni).
Le dichiarazioni di Mazza riportate da Reuters offrono l’occasione per un approfondimento ai dati IFPI presentati nei giorni scorsi. Una peculiarità tutta Italiana (dai risvolti non del tutto positivi) è il fatto che la musica digitale si sviluppa più sul cellulare che non sul pc: se l’80% del settore risulta occupato dai dispositivi cellulari significa che il download delle suonerie è maggiore che non quello di vere e proprie canzoni, il che nasce probabilmente da una parte dal ritardo culturale italiano nei confronti del web e dall’altra da un incorreggibile attaccamento alla telefonia (che ha portato il settore nel paese a toccare vertici senza pari in tutto il mondo).
Il report IFPI conta per l’Italia 11 servizi per l’acquisto di musica digitale: iTunes, Libero Music, Messaggerie Digitali, MSN Music, MTV IT, MyCokeMusic, Net Music MediawWorld, RossoAlice, Tiscali, Buongiorno Vitaminic e Yahoo! Italia. Grande importanza, per il futuro, viene data ai dispositivi telefonici dotati di capacità musicali: potrebbero dunque essere il Motorola Rokr o il Nokia N91 a costituire il traino italiano al passaggio da download di suonerie a download musicali, con la FIMI che spera entro 12 mesi di vedere l’attuale 4% del settore occupato dalla musica digitale crescere fino al 10%.