Una nuova ricerca condotta da American Assembly mette in luce il particolare legame tra chi condivide o scarica musica attraverso i network P2P e chi la acquista legalmente. Al contrario di quanto sostenuto più volte da RIAA, SIAE e altri organismi impegnati nella tutela del diritto d’autore, molto spesso queste due figure coincidono. Dallo studio emerge infatti che gli utenti peer-to-peer acquistano mediamente il 30% di musica in più rispetto agli altri.
Questo va a rafforzare la posizione di chi sostiene che la condivisione possa rappresentare un ottimo strumento promozionale, in grado di aumentare il fatturato di artisti e case discografiche anziché danneggiarlo. Il campione preso in analisi è composto da migliaia di cittadini tedeschi e americani intervistati telefonicamente. Le statistiche dettagliate della ricerca saranno pubblicate prossimamente nel rapporto Copy Culture Survey, ma già i primi dati diffusi risultano interessanti.
Le domande rivolte agli interpellati sono state essenzialmente due: quanta musica si possiede all’interno del computer e quanta è stata acquistata. Ecco la conclusione alla quale è giunta American Assembly:
Gli utenti P2P americani hanno un numero maggiore di brani e album rispetto agli altri (circa il 37% in più), molti dei quali dovuti al download di canzoni distribuite gratuitamente dalle band o copiate da amici e parenti.
Una buona parte deriva però anche dall’acquisto legale della musica, una pratica più diffusa tra chi utilizza i network peer-to-peer, di circa il 30%. I dati in nostro possesso concordano con quelli di altri studi e lasciano pochi dubbi sulla questione: i “pirati” sono anche i migliori acquirenti.
Niente di nuovo in realtà. Già in passato si è parlato più volte di un andamento direttamente proporzionale tra il numero di download non autorizzati e il volume di brani acquistati legalmente online o su CD. Ciò che potrebbe sembrare paradossale si può in realtà spiegare in maniera piuttosto semplice: i veri appassionati di musica spesso utilizzano Internet e i suoi strumenti per scoprire nuovi artisti o album che non conoscono, per poi affrontare volentieri la spesa una volta sicuri che il prodotto sia in linea con i propri gusti. Questo non significa che la pirateria musicale non rappresenti un problema concreto da affrontare con la dovuta attenzione, ma che demonizzare il Web e la diffusione delle opere online potrebbe essere controproducente proprio per chi opera in questo ambito.