Di recente sono venute meno nei confronti di Lori Drew le accuse che le erano state rivolte per il fatto di aver messo in atto uno scherzo finito tragicamente mediante l’uso di Myspace. Il fatto risale al 2006, quando la donna del Missouri si era inventata una falsa identità e aveva spinto una tredicenne a suicidarsi.
In seguito alla vicenda, Lori Drew ha dovuto affrontare un lungo processo fondato proprio sul fatto che la donna avrebbe violato i termini d’uso di MySpace, arrivando a compiere un accesso non autorizzato alle risorse messe a disposizione dal servizio. In particolare l’accusa è stata portata avanti da Thomas o’Brien, procuratore generale della California.
Durante il processo, Lori Drew ha portato avanti una linea difensiva basata sulla dichiarazione di non aver letto i termini di servizio proposti da MySpace. Alla fine sembra che questa linea di difesa abbia avuto la meglio, infatti la legge degli Stati Uniti prevede pene per chi viola i sistemi protetti su Internet, ma non presenta provvedimenti verso chi non si attiene ai termini d’utilizzo per un servizio Web.
Per questo il magistrato che si è occupato del caso ha deciso di respingere le accuse mosse alla donna dal procuratore Thomas o’Brien e ha dichiarato che violare le condizioni d’uso di un servizio online non può essere ritenuto un crimine. Se il risultato della vicenda fosse stato diverso, si sarebbe creato un vero e proprio precedente che avrebbe interessato anche altri internauti.