MySpace sta per tagliare ben il 30% della forza lavoro disponibile nella sede principale USA. Le spiegazioni sono, come sempre in questi casi, volte a dipingere una situazione di facciata che unisce elementi interni all’azienda ad elementi esterni per fotografare una situazione di difficoltà che porta a scelte obbligate. La verità, però sembra essere una specifica: la concorrenza di Facebook ha smorzato definitivamente il grande entusiasmo che Rupert Murdoch ha a più riprese ribadito relativamente al proprio investimento (580 milioni di dollari, correva l’anno 2005) in quello che ai tempi era il numero uno tra i social network al mondo.
Il taglio coinvolgerà 425 dipendenti e le spiegazioni ufficiali sono state lasciate a Owen Van Natta, CEO del gruppo di proprietà News Corp.: «Capisco che questi cambiamenti sono difficili per molti. Sono però anche necessari per la salute di lungo periodo e per la cultura di MySpace. Il nostro intento è di ritornare ad uno sviluppo di innovazione centrato sui nostri utenti e sul nostro prodotto». Un taglio di questo tipo ricalca il solco già tracciato da molte altre aziende USA nel recente passato, ma giunge improvviso e radicale. Ed è per questo che impone una nuova riflessione sullo stato di salute dell’ecosistema MySpace.
MySpace non è più il migliore dei social network, probabilmente non lo è nemmeno mai stato, e la fuga degli utenti è quel che prima di ogni altra cosa ne sminuisce il valore. A tutto ciò si unisce una crisi economica che negli Stati Uniti sta portando anche nell’advertising online i primi segni di difficoltà. MySpace oggi vive di un accordo con Google che porta una pioggia di dollari sul social network, ma trattasi di un accordo che va in scadenza e ben difficilmente Google potrà rinnovare l’antica proposta. Per MySpace, dunque stanno per arrivare mesi difficili nei quali si dovrà trovare la via migliore tra un nuovo accordo per l’advertising con Google o una soluzione propria ancora tutta da immaginare.
«Solo Dio sa cosa faremo con MySpace»: il tycoon Murdoch aveva visto lungo. Ottimo affare prima, buon affare poi, strano affare oggi: se la pubblicità non reggerà in questo momento difficile, per il social network si profila una parentesi destinata a lasciare il segno. Chris DeWolfe, precedente CEO del gruppo nonché cofondatore, ha già lasciato il proprio posto: la sua posizione è al momento vacante. Il taglio del 30% della forza lavoro è un ulteriore indizio che va ad unirsi alle incertezze precedenti. La ristrutturazione è radicale e ne uscirà un MySpace nuovo, sempre che Facebook nel frattempo non abbia già lasciato dietro di sé un gap incolmabile per chi volesse contendere al gruppo di Zuckerberg la palma di maggior social network al mondo. Cosa che MySpace era, cosa che MySpace non è più ormai da tempo.