Nella scheda disponibile su Wikipedia, si spiega che «in particolari situazioni, gli atomi di carbonio compongono delle strutture ordinate di forma sferica, i fullereni. La struttura, dopo un successivo rilassamento, tende ad arrotolarsi su sé stessa, ottenendo la tipica struttura cilindrica: questi sono i nanotubi di carbonio. I Nanotubi possono essere visti analogamente al fullerene come una delle forme allotropiche del carbonio». Dietro alla terminologia chimica utilizzata v’è una grande rivoluzione che potrebbe guidare l’industria mobile del futuro grazie ad un forte potenziamento delle batterie, della loro durata e della loro costanza di carica nel tempo.
I Nanotubi di Carbonio sono il cuore di una ricerca del MIT secondo cui, tramite una speciale procedura produttiva, è possibile produrre un nuovo tipo di batterie con due grandi promesse: la prima è quella di moltiplicare per dieci volte la durata della carica; la seconda è quella di rendere pienamente efficiente la componente anche dopo ben 1000 cicli di ricarica. Due promesse simili sono il chiaro indizio di una enorme rivoluzione poichè, superata una certa soglia di resistenza in durata, è possibile ipotizzare un aumento delle performance con componenti di maggior prestigio, con strumenti maggiormente complessi e superando quindi la semplicità odierna della nascente realtà mobile.
L’efficienza della nuova tecnologia è resa possibile dai Nanotubi di Carbonio: le peculiarità di tale soluzione permettono una maggior disponibilità di ossigeno e ioni, migliorando le performance e quindi ottenendo grandi risultati su più campi di applicazione. Tale componente è allo studio ormai da tempo, ma le nuove indagini del MIT sembrano aver trovato specifico uso dei Nanotubi nel mondo delle batterie con importanti risultati immediati.
Dal MIT giungono immediate felicitazioni per i risultati conseguiti, ma si smorzano temporaneamente gli entusiasmi: le misurazioni effettuate e le promesse relative sono oggi strettamente dipendenti dalle condizioni d’uso adottate in fase sperimentale. In condizioni di effettiva applicazione sul prodotto, infatti, i parametri saranno giocoforza differenti e non è detto che i risultati siano tali da conferire effettivo vantaggio nell’adozione dei Nanotubi in sostituzione delle odierne batterie al Litio. Se però tutto dovesse confortare la bontà della ricerca, potendo giungere ad esempio anche sui concept di batterie per auto ibride, «il significato di questo lavoro potrebbe aumentare drammaticamente».