I DRM di Napster sono stati aggirati: la notizia ha trovato rapida divulgazione ed il tool utile all’hack è divenuto presto noto. Napster in poche ore si è così trovato nel tiro incrociato di utenti, case discografiche e concorrenza, Steve Jobs innanzitutto.
L’aggiramento della protezione Napster dei brani è stata portata a termine con il comune Winamp ed un plugin denominato Output Stacker. E’ sufficiente dunque sottoscrivere un abbonamento, scaricare quanta più musica possibile, trasformare in WAV i brani “affittati” e quindi masterizzare il tutto: una volta scaduto l’abbonamento saranno persi i diritti d’ascolto sui brani, ma la copia masterizzata sarà ormai in archivio.
Da parte sua, Napster respinge ogni addebito. Secondo la portavoce del gruppo Dana Harris il trucco non trattasi propriamente di infrazione del Digital Right Management quanto piuttosto di un sistema sempre usato, molto dispendioso (impone la riproduzione di tutto il brano) e poco influente circa l’affidabilità nella protezione anti-pirateria: «il DRM non è stato infranto. Fondamentalmente le persone stanno solo registrando su un supporto audio portatile. Non c’è nulla di nuovo: le persone potrebbero farlo con qualsiasi altro servizio legale».
Così, mentre Steve Jobs contatta le case discografiche per segnalare l’accaduto, Chris Gorog risponde segnalando (con un link, similmente a quanto fatto da Jobs) come anche la protezione rivale non sia infallibile. La battaglia sembra spostarsi ora a livello di modalità di acquisto: secondo i vertici Apple la modalità ad abbonamento apporta minori vantaggi agli artisti e maggiori margini di possibilità per i pirati.