Marte viene considerato il migliore candidato per una esplorazione umana, essendo abbastanza vicino alla Terra. In realtà sarebbe più facile raggiungere Venere, considerato tra l’altro il “gemello” della Terra, in quanto hanno dimensioni e massa molto simili. Tuttavia, il pianeta è uno dei più inospitali del sistema solare: atmosfera composta da anidride carbonica, nuvole di acido solforico, temperatura della superficie di quasi 500 gradi e pressione pari a 92 atmosfere. La NASA però ha pensato ad una possibile soluzione: navi spaziali che fluttuano al di sopra delle nuvole.
Tra il 1961 e il 2006 sono state lanciate numerose sonde che hanno permesso di studiare Venere in dettaglio, alcune solo dallo spazio, altre direttamente dalla superficie. Il record di durata spetta alla sonda russa Venera 14 che è sopravvissuta per 127 minuti, prima di essere distrutta dalle condizioni proibitive del pianeta. Due scienziati del NASA Langley Research Center, Dale Arney e Chris Jones, hanno però calcolato che, ad un altezza di circa 50 Km, Venere è abbastanza ospitale, in quanto ci sono valori di pressione, gravità e radiazioni simili a quelli presenti sulla Terra. La temperatura invece è di circa 75 gradi, “solo” 17 gradi in più rispetto al record registrato sul nostro pianeta.
Il progetto HAVOC (High Altitude Venus Operational Concept) prevede un’ipotetica missione esplorativa dell’atmosfera superiore di Venere, utilizzando dirigibili ad elio alimentati dall’energia solare. Quest’ultima, considerata la vicinanza al Sole, è circa 40 volte maggiore di quella che può essere sfruttata sulla Terra. L’equipaggio umano potrebbe rimanere sul pianeta per 30 giorni. Con le missioni successive, la durata dovrebbe aumentare ad un anno. L’obiettivo è creare una cloud city, una colonia permanente di persone che vive all’interno di una “città galleggiante”.