L’essere umano è andato sulla Luna e punta a colonizzare Marte entro la metà del secolo, ma la vera prossima frontiera spaziale trascende i confini del sistema solare e mira a raggiungere altre costellazioni: il mirino della NASA è puntato su Alfa Centauri, situato a oltre quattro anni luce da noi. L’ufficializzazione arriva dalla conferenza American Geophysical Union andata in scena a New Orleans.
Il Jet Propulsion Laboratory dell’agenzia statunitense mira ad andarci nel 2069, giusto in tempo per festeggiare il centesimo anniversario dell’Apollo 11 che ci ha portati a compiere quel primo “piccolo passo per l’uomo, grande passo per l’umanità” sul satellite della Terra. Servirà una missione interstellare e, va precisato, ad oggi non esiste una tecnologia capace di coprire una così ampia distanza in tempi ragionevoli. L’obiettivo è quello di costruire una nave spaziale in grado di viaggiare ad almeno un decimo della velocità della luce, raggiungendo la propria destinazione in circa 44 anni.
Ciò significa che, con tutta probabilità, né chi sta scrivendo né chi leggerà questo articolo verrà mai a conoscenza dell’esito della spedizione. I nostri nipoti e pronipoti, poco dopo il 2100, dovrebbero invece apprendere la notizia dei primi dati provenienti da Alfa Centauri, sempre che tutto vada secondo i piani. Il primo step consisterà nello studiare in modo approfondito l’esopianeta Proxima b, situato nella zona abitabile della nana rossa Proxima Centauri, al fine di trovare segni di vita extraterrestre.
L’iniziativa non è l’unica attualmente in cantiere e che mira ad esplorare la costellazione del centauro: il matematico e astrofisico Stephen Hawking ha presentato lo scorso anno l’ambizioso progetto Breakthrough Starshot, che sfruttando sonde microscopiche e avanzate nanotecnologie mira a raggiungere i 60.000 Km/h (un quinto della velocità della luce) per coprire la distanza in poco più di due decenni.