Sviluppata dall’agenzia spaziale statunitense con l’obiettivo di creare un veicolo per il trasporto degli astronauti in orbita lunare e oltre, la capsula Orion (il nome completo è Orion Multi-Purpose Crew Vehicle) beneficerà della tecnologia legata alle stampanti 3D per la realizzazione di oltre 100 parti che andranno a costituirne la struttura. Ad annunciarlo è la stessa NASA.
Considerando quanto le componenti dovranno resistere a sollecitazioni di ogni tipo, verrà impiegato un materiale speciale nato dalla collaborazione tra Lockheed Martin, PADT e Stratasys, come riportato sulle pagine di Reuters. Un composto in grado di non risentire dell’esposizione ad agenti chimici né a temperature estreme, assicurando il giusto grado di protezione all’equipaggio presente a bordo. Un altro problema da affrontare è quello legato all’accumulo di elettricità statica, potenzialmente dannosa per la strumentazione, come spiega Scott Sevcik (VP of Manufacturing Solutions di Stratasys).
Nello spazio, ad esempio, i materiali accumulano una carica. Se questa dovesse causare uno shock all’elettronica potrebbe portare a dover fare i conti con danni significativi.
Le informazioni pubblicate dalla NASA sul proprio sito ufficiale affermano che Orion sarà realizzata in modo da supportare l’attività degli astronauti durante lo svolgimento delle loro missioni nello spazio profondo, fino a riportarli a casa sani e salvi sulla Terra. Il primo impiego, la Exploration Mission-1, è in programma per l’inizio del prossimo decennio e prevede una permanenza lontano dal nostro pianeta di oltre tre settimane.
Tornando all’impiego delle stampanti 3D in questo settore, la visione è lungimirante: si punta a perfezionare una tecnologia che un giorno potrà tornare utile per creare oggetti e componenti in loco una volta che l’essere umano si sarà stabilito su altri pianeta, ad esempio su Marte come puntano SpaceX e altre realtà coinvolte nella nuova corsa spazio.