Il raggiungimento dell’uomo su Marte è una delle priorità della NASA, lo dimostrano le numerose missioni verso il Pianeta Rosso sia recenti che in programma. Tuttavia, la prossima destinazione della nota agenzia spaziale potrebbe essere più vicina di quanto ci si aspetti: la Luna.
Il motivo lo ha spiegato Jim Bridenstine in persona, amministratore della NASA, in occasione della nuova stagione della docu-serie “Marte” di National Geographic:
La Luna non è la meta finale, ma è importante andarci perché lì potremo studiare meglio il comportamento dei nostri corpi nello Spazio. Si tratta, pertanto, del miglior terreno di prova per sviluppare qualsiasi cosa serva per l’approdo su Marte.
Chiaramente non si parla di missioni come quelle di Apollo 11, ma di mettere su un’intera infrastruttura con centrali elettriche, depositi di carburante e mezzi di trasporto. Da quando Bridenstine è stato messo a capo della NASA, sono state fatte scoperte molto importanti sul Pianeta Rosso, come giacimenti d’acqua a poca profondità sotto la superficie e tracce di composti organici. Nonostante tutto, l’amministratore ci tiene a precisare che questo non garantisce la vita su Marte: per scoprire se ci sia o meno è importante dirigersi lì di persona, per questo è di fondamentale importanza tornare sulla Luna (non un passo indietro, a differenza di quello che sostengono molti).
Capire se nell’universo ci siano altre forme di vita (magari intelligenti, come vuole la tradizione fantascientifica) è da sempre uno degli scopi delle agenzie spaziali. Basti pensare che un team del MIT, di recente, ha proposto uno studio secondo cui sarebbe possibile lanciare segnali attraverso un laser spaziale, che avrebbe la funzione di un “faro nell’Universo”.