C’è un altro sistema solare, ci sono altri sette pianeti simili alla Terra e ci sono, soprattutto, le condizioni per ipotizzare l’esistenza di un contesto favorevole alla vita. Sono questi i contenuti dell’annuncio che la NASA ha lanciato al mondo da poche ore, estendendo ulteriormente i confini dello spazio fin qui conosciuto: ad “appena” 40 anni luce dalla Terra, infatti, ci sono sette pianeti del tutto simili al nostro, dei quali si studieranno ora tutte le caratteristiche per carpirne i segreti e per utilizzarli come benchmark per lo studio dell’atmosfera terrestre.
Sette nuovi esopianeti
Tecnicamente vanno considerati come esopianeti in virtù del fatto che sono al di fuori del Sistema Solare. Tutti simili in dimensioni e densità, gravitano attorno ad una stella molto più piccola del Sole: la sua massa sarebbe pari all’8% di quella solare, è considerata una stella nana ultrafredda e il suo nome convenzionale è “Trappist-1” (nome ereditato dal Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope di La Silla in Cile). Gli esopianeti che gravitano nel suo sistema sono denominati “Trappist-1b”, “Trappist-1c”, “Trappist-1d”, “Trappist-1e”, “Trappist-1f”, “Trappist-1g” e “Trappist-1h”. Il nome del telescopio e del sistema scoperto sono un omaggio all’ordine dei cistercensi della stretta osservanza (“Trappisti”)
Di questi sette, gli esopianeti “Trappist-1e“, “Trappist-1f” e “Trappist-1g” sono quelli che godono probabilmente delle migliori condizioni climatiche per poter essere considerati ospitali (e ipoteticamente dotati di acqua in stato liquido a sufficienza).
La scoperta è stata conseguita dal team internazionale guidato da Michaël Gillon in collaborazione con Emmanuel Jehin e Julien De Wit.
Il sistema Trappist-1
Scoperta nel 2015 all’interno della costellazione dell’Acquario da un gruppo di astronomi di nazionalità belga, la stella 2MASA J23062928-0502285 sembrava fin da subito avere almeno 3 pianeti attorno a sé e catturò quindi immediatamente l’attenzione degli studiosi. Trattasi però in questa fase di una osservazione basata anzitutto su rilevazioni basate sulla luminosità: quando un corpo celeste passa di fronte ad una stella, ne adombra una piccola porzione abbassandole temporaneamente la luminosità: l’analisi delle oscillazioni della luminosità, quindi, consente di far emergere la presenza di corpi in gravitazione attorno ad una stella, ma solo strumenti di alta precisione consentono di misurare con esattezza di quanti corpi si tratti e con quale massa. Il metodo del transito si basa dunque su una osservazione indiretta, focalizzata più sulla misurazione della luminosità che non sull’osservazione diretta dei piccoli corpi celesti la cui presenza è confermata per deduzione.
Una volta messa nel mirino dell’European Southern Observatory’s Very Large Telescope, la stella ha svelato informazioni ancor più interessanti: oggi la NASA è in grado di confermare che sono 7 i pianeti compresi nel sistema Trappist-1, sei dei quali già misurati e identificati con precisione grazie alle osservazioni dello Spitzer Science Center di Caltech in Pasadena. Del settimo sono già disponibili le prime stime, ma la NASA non ha fornito al momento la certezza sui calcoli fin qui raccolti sulla base delle prime abbozzate misurazioni.
Tra le informazioni più importanti ricavate dalle prime osservazioni, emerge una densità degli esopianeti tale da decretare l’alta probabilità di una superficie rocciosa, rendendo così tali corpi celesti del tutto simili alla Terra in termini di struttura. Ma c’è dell’altro: almeno tre esopianeti su sette sarebbero ad una distanza tale dalla stella Trappist-1 che la temperatura stimata in superficie potrebbe considerarsi favorevole per la vita. In almeno tre casi, insomma, si assiste ad una condizione del tutto simile a quella della Terra, rendendo così tali pianeti potenzialmente abitabili.
Il sistema Trappist-1 è molto differente da quello solare: la piccola massa della stella, infatti, riduce anche il diametro delle orbite dei pianeti tanto che il più distante dei sette ruota attorno alla stella ad una distanza minore rispetto a quella con cui Mercurio ruota attorno al Sole. Ulteriori studi sul sistema sono previsti a partire dal 2018, quando il nuovo James Webb Space Telescope sarà lanciato e potrà mettere a disposizione il proprio potenziale per osservazioni più precise e approfondite con le quali esplorare l’esistenza di atmosfera attorno ai nuovi esopianeti.
Il periodo di rivoluzione dei sette pianeti attorno a Trappist-1 è pari a pochi giorni: quello che è un intero anno per la Terra, insomma, dura 1,4 giorni per Trappist-1b e circa 20 giorni per Trappist-1h. Al confronto anche Mercurio (il pianeta più vicino al Sole) compie un giro attorno al Sole in tempi molto più lunghi.
Impossibile capire oggi se vi possa essere presenza d’acqua o di attività organica su tali pianeti. Sicuramente la possibilità della presenza d’acqua non è esclusa e, soprattutto nei tre pianeti con maggiori possibilità di ospitare la vita, l’acqua potrebbe essere anche ad uno stato liquido (quindi con temperature tali da evitarne tanto il congelamento, quanto l’evaporazione).
Per avvicinare quanto di più curiosi e appassionati al nuovo sistema Trappist-1, la NASA ha messo a disposizione anche una apposita desktop app che consente la navigazione tra i singoli esopianeti, nonché un apposito sito che consente di vivere l’esperienza 3D tra le orbite dei sette corpi celesti che più assomigliano alla terra tra quelli osservati fino ad oggi.
La scoperta è importante per molti motivi, ma va sgombrato il campo da ogni sogno di colonizzazione: la distanza del sistema Trappist-1 dal Sistema Solare è del tutto proibitiva (basti pensare che la luce del Sole impiega 8 minuti e mezzo a raggiungere la Terra, mentre la luce di Trappist-1 impiega 40 anni). Capirne di più sugli esopianeti, però, può essere molto utile per capire le origini del nostro sistema solare e del nostro pianeta, nonché le possibilità che possano esistere altri mondi con altre atmosfere e altre forme di vita possibili. Le uniche possibilità di colonizzazione di altri pianeti sono ad oggi limitate al vicino Marte, ove la missione ExoMars in corso sta cercando di capire se vi si possa atterrare in sicurezza e se vi si possa innestare un insediamento umano.
La scoperta di Trappist-1 è dunque affascinante più che altro per le opportunità che apre: sette nuovi mondi da esplorare e studiare, per capirne di più sull’origine della vita e sul nostro ruolo nell’Universo.