Oggi è stata presentata a piazza Montecitorio, presso la Sala del Garante della Privacy, l’Alleanza per Internet, presieduta dall’ex garante e noto giurista Francesco Pizzetti. L’alleanza ha presentato sotto l’egida del motto-hashtag #All4I il suo scopo decisamente ambizioso: fare dell’Italia una società innovativa con una economia digitale tra le più avanzate al mondo. Lo spirito contenuto nel testo approvato in Parlamento con la legge 221, l’Agenda Digitale, comincia a sedimentare nella società civile che è chiamata a dare il suo contributo stimolando a sua volta la politica e i partiti a non dimenticare questa sfida per il futuro del paese.
Che una società compiutamente digitale raccolga meglio di altre la sfida dell’economia del futuro è assodato, come è stato spiegato durante la presentazione di quella che si potrebbe definire una piattaforma semi-istituzionale di coinvolgimento degli stakeholder del settore: dai consumatori, alle università, dalle imprese alle realtà associative.
Tra i promotori – riuniti in un comitato di garanzia per il buon funzionamento dell’alleanza e la sua neutralità da qualsivoglia interesse politico e industriale – si trovano molti nomi del salotto buono della cultura digitale italiana, come il presidente di Assodigitale, Michele Ficara Manganelli, quello dell’Anitec-Confindustria, Cristiano Radaelli, ma anche influencer come Marco Zamperini e Raffaele Barberio.
L’alleanza vanta già sostenitori importanti tra le imprese, le società editoriali, quelle di consulenza, investor, e alcuni tra i responsabili delle relazioni istituzionali dei colossi della Rete (come Microsoft). Da oggi si può aderire al manifesto programmatico di Alleanza per Internet, che così premette le sue finalità:
Internet è motore di ogni attività: dall’economia alla pubblica amministrazione, dai servizi al cittadino e alle imprese alla sanità e al commercio, dall’istruzione e la cultura alla formazione. Troppo spesso le classi dirigenti e la politica sottovalutano l’impatto di Internet sulla vita dei cittadini e delle imprese. Questo atteggiamento rischia di porre l’Italia in coda alle classifiche dei Paesi avanzati, con conseguente impoverimento economico e di competenze. Occorrono una nuova mentalità, nuovi modi di leggere il presente e nuovi strumenti per programmare lo sviluppo del futuro. E per far ciò occorre mobilitare tutte le energie del Paese disponibili.
Le parole d’ordine sono quelle emerse anche durante la presentazione da parte degli stessi fondatori: alfabetizzazione digitale (metà degli italiani sono esclusi da Internet); sicurezza della Rete; ingegnerizzazione dei dati e del loro uso da parte dei cittadini (Pizzetti è stato fra i primi a evidenziare la questione della tutela della privacy nell’ambito tecnologico); lancio serio dell’e-commerce e allo stesso tempo della tutela dei consumatori.
Il manifesto assomiglia molto ai report dell’Agenda Europea di Neelie Kroes, basato sulla convinzione che ci voglia una regia politica per la digitalizzazione nel vecchio continente, è aperto a tutti ed è già stato spedito a tutti i segretari dei partiti politici candidati alle elezioni, per stimolarli a un dibattito e soprattutto per impegnarli a contribuire «allo sviluppo dell’Italia in un contesto internazionale caratterizzato dal ricorso intensivo all’innovazione e alle molteplici opportunità della Rete».
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