Mai negli ultimi decenni si era vissuta una prima seduta dell’anno in borsa tanto negativa. Gli indici sono crollati a Wall Street al ritmo con cui poche ore prima erano state stappate le bottiglie di Champagne e così, uno dopo l’altro, tutti i maggiori titoli del listino azionario hanno vissuto il loro tracollo portando la giornata a chiudersi addirittura a -1.96% per il Dow Jones e -3.77% per il Nasdaq.
Le cause sono le più svariate e si inseriscono in un contesto già di per sè problematico. La scintilla che fa fatto traboccare il vaso sembra essere duplice: una preminentemente di ordine macroeconomico e l’altra preminentemente circostanziata al settore tecnologico. Da una parte, infatti, è l’ennesimo aumento del prezzo del greggio a far tremare i mercati con sussulti in tutto il mondo e nuovi interrogativi che vanno a gravare su tutte le conseguenze che ne deriveranno. Dall’altra cattive notizie giungono da Intel: JP Morgan ha espresso il proprio “downgrade” sull’azienda passando da “Overweight” a “Neutral”, indicando inoltre forti perplessità circa il mercato dei semiconduttori (con tutto quel che ne deriva per l’indotto generato).
La scintilla è deflagrata sonoramente. Intel ha perso in una sola seduta oltre 8 punti percentuali dopo che già in precedenza aveva chiuso in calo: annullato in poche ore tutto quanto accumulato durante l’intero 2007. Non va meglio per AMD, che chiude con risultati pressochè simili (chiudendo peraltro a 6.25 dollari, quota che non veniva toccata ormai dal marzo del 2003).
-6.74% per Amazon e -4.69% per eBay, due titoli che da settimane vanno sull’altalena sulla spinta delle contraddittorie statistiche diramate durante il periodo natalizio. 3.42% i punti percentuali persi per strada da Adobe, 4.13% quanto perso da Google. Apple perde ben 7.63%: il gruppo potrebbe essere tra i più colpiti dalle previsioni negative espresse da JP Morgan su Intel, gruppo al quale Apple è approdata proprio con una storica decisione intrapresa negli ultimi mesi. Sfiorata e superata quota 200 dollari, l’azienda di Cupertino ha dovuto cedere fino a quota 180 in attesa di smentite circa quanto predetto dagli analisti. Nokia perde il 5.66%.
Tra i pochi nomi a limitare sostanzialmente i danni v’è Microsoft: nelle stesse ore in cui il Nasdaq affonda, alcune buone notizie provenienti dal ramo Xbox sembrano stemperare il pessimismo e l’imminente CES fa il resto. Il gruppo chiude comunque la giornata perdendo il 2.8% e posizionandosi 10 punti percentuali al di sopra della quota di inizio 2007 (ed in linea con la quotazione su cui si era stabilizzato il titolo MSFT dopo il crollo dei primi mesi del 2000).