I dati ormai sono inequivocabili: è stato il peggior Natale degli ultimi dieci anni. La crisi del nuovo millennio è un fiume in piena e trascinerà i nostri consumi, il nostro stile di vita giù a valle, come racconta genialmente l’ultima opera del famoso graffittaro londinese Bansky. Codancons e Federconsumatori parlano invece di un crollo a doppia cifra in molti comparti. Eppure c’è una voce in controtendenza: l’elettronica di consumo.
La combinazione di crisi del debito in Europa – con le fluttuazioni dei mercati – e le manovre lacrime e sangue dei governi, compreso quello italiano, stanno producendo una contrazione generalizzata che in Italia si fa sentire particolarmente: mancano 400 milioni di euro rispetto ai 4,4 milioni preventivati e la spesa media è stata di 166 euro per famiglia. La manovra Monti, giusto per fare un paragone, costerà invece circa 1.129 euro. Nove italiani su dieci hanno passato il Natale a casa e hanno speso complessivamente il 18% in meno del 2010.
Tra i settori più colpiti abbigliamento, calzature, arredamento, persino gli alimentari e purtroppo anche il turismo. Con perdite che vanno dal 24 al 10 per cento. E i saldi serviranno a poco, anzi. Il Codacons stima una riduzione record degli acquisti durante i saldi, con picchi del 30-40% rispetto allo scorso anno. Unica voce in attivo: la tecnologia.
Trainato dal passaggio al digitale terrestre in alcune regioni e dalla vendita degli smartphone, il tecnoconsumo è cresciuto dell’1%. In altri tempi si sarebbe definito scarso, oggi sembra un miracolo. Ma qual è il segreto? Una buona risposta l’ha data Francesco Pugliese, direttore generale della Conad, nell’ultima puntata di «Ballarò» su Rai 3. Pugliese ha evidenziato il cambiamento totale dei nostri comportamenti di consumo più radicati: per la prima volta stiamo risparmiando sugli alimenti, da sempre un punto fisso dello stile di vita italiano:
«Nel mondo della tecnologia, in quello che noi chiamiamo bazar tecno, l’anno scorso è stato un anno fantastico, era prevedibile che quest’anno ci fosse una caduta; però, gli smarphone vendono moltissimo. Ci sono alcuni status simbol che mi lasciano credere e pensare che questa parte della classe media che non vuole scendere di livello continui a comprare la tecnologia: taglia sulla carne ma rimane aggrappato al proprio status. È quasi una resistenza.»
Mestiere per sociologi, ma certamente questo è un dato che fa capire come non si possa più parlare di questi device come puri e semplici oggetti. Se ci fosse ancora Roland Barthes, in una nuova edizione dei “Miti d’oggi” in copertina non ci sarebbe più la Cinquecento, ma un melafonino. E forse questo spiega meglio di ogni altra analisi la radice della nostra crisi.