Rischiava una condanna esemplare, ne riceverà verosimilmente una simbolica, l’ex presidente di Yahoo! Tim Koogle, alla sbarra in Francia a causa delle aste naziste ospitate dal portale oltre due anni fa. Un procuratore d’Oltralpe, prendendo atto che «la situazione è stata regolarizzata e nessuno può affermare che Yahoo! ha avuto la volontà di fare apologia di crimini nazisti», ha chiesto che l’eventuale pena comminata sia immediatamente sospesa. Tim Koogle, in qualità di presidente del portale all’epoca dei fatti, rischiava personalmente una multa di 45.800 euro e fino a 5 anni di carcere; la pena sarebbe scattata nonappena Koogle avesse messo piede in territorio francese.
Yahoo! era stato denunciato nel 2000 dal MRAP (Mouvement contre le racisme et pour l’amitié entre les peuples) per aver ospitato aste di cimeli nazisti. A novembre di quell’anno, un giudice parigino aveva stabilito che Yahoo! rimuovesse il materiale contestato o, quantomeno, impedisse l’accesso alle pagine ai navigatori francesi. L’ordine non era stato rispettato, sia per la difficoltà di imporre barriere territoriali in Rete, sia per la differenza di vedute tra le legislazioni francese e statunitense.
I magistrati francesi sono molto sensibili rispetto alle discriminazioni razziali o religiose, come dimostra la recente causa contro Oriana Fallaci per il libro La rabbia e l’orgoglio. Negli Stati Uniti, invece, vige la più ampia libertà e non è possibile condannare un sito per le opinioni che esprime.
Comunque, due anni sono passati da allora; due anni nei quali la crisi della New Economy ha potuto quello che alla giustizia non era riuscito: i siti d’aste di Yahoo! in Europa sono stati in gran parte chiusi, e così l’accusa è arrivata al processo con le armi spuntate.
Ma se la battaglia tra Yahoo! e la giustizia francese si avvia verso un atterraggio morbido, resta invece aperto lo scontro sui principi: da un lato, c’è l’esigenza di sanzionare manifestazioni che istigano all’odio razziale oppure offendono la memoria di chi ha subito la persecuzione nazista; dall’altro, però, si rischia di affermare l’idea pericolosa secondo la quale ogni nazione può perseguire gli autori di contenuti pubblicati in qualunque altra parte del mondo; un’arma a doppio taglio della quale non si sono ancora valutate a fondo le conseguenze