La Casa dei Rappresentanti di Washington ha approvato un atto che, se ratificato, porterà al ripristino della neutralità della rete in tutti gli Stati Uniti. Il Save the Internet Act dovrà adesso superare la dura prova del Senato, dove la maggioranza è di colore repubblicano e dunque non è detto che un suo effettivo passaggio incontrerà il favore dei più.
E la questione non è per nulla banale, visto che proprio la legislazione Trump ha deciso di azzerare una precedente norma di Barack Obama che definiva internet come un bene di prima necessità, al pari di gas ed elettricità, il cui accesso non può essere oggetto di stime di accessi differenti, per stesse tipologie di contratto. Un utente che stipula un abbonamento per un tot di giga di velocità, deve essere certo di poter godere di tale banda per tutti i servizi ai quali vuole connettersi. La volontà dei repubblicani è invece quella di creare sottocategorie di offerte ad-hoc, ad esempio da parte delle compagnie di streaming, così da segmentare il mercato e le relative proposte.
Con il Save the Internet Act, i democratici onorano la volontà della gente – ha affermato la presidente della Camera Nancy Pelosi.
Nonostante ciò, l’eventuale dietrofront non sarà del tutto uguale a quello precedente di Obama. Non si avrà cioè un ritorno a internet quale servizio di prima necessità, con linee guida più rigide in quanto a modifiche e implementazioni. La riforma democratica renderà certamente più difficile modificare i livelli basilari di accesso alla rete, conservando però alcune peculiarità di intervento, che potrebbero divenire determinanti con l’arrivo del 5G e di nuove proposte commerciali. Ed è forse questa la via maggiormente percorribile oggi negli Stati Uniti: un mix di entrambe le norme, che non blocchi le innovazioni nel campo tecnico ma non diventi nemmeno un modo per spolpare gli utenti del web, chiedendo costi successivi per fruire di servizi più veloci.