PcPro aveva osato suggerire la possibilità per cui il progetto One Laptop per Child di Nicholas Negroponte non stesse andando esattamente come auspicato dal fondatore. Aveva così proposto una intervista a Negroponte, cercando di capire cose fosse andato storto. L’intervista è mai andata in porto, ma in compenso Negroponte ha postato come commento all’articolo una serie di affermazioni che premiano l’idea OLPC e ne fanno una macchina perfetta.
Rifiuta il contraddittorio, ma per i detrattori ha parole ferme:
OLPC è uno dei progetti di maggior successo nei computer e nell’apprendimento, con oltre 1.2 milioni di leptop nelle mani dei ragazzi di 31 nazioni e 19 lingue. Altri 800 mila sono in distribuzione
Negroponte spiega inoltre di aver sparato grandi cifre per attirare attenzione, per far capire l’importanza del progetto.
Ora, si supponga che Negroponte ha assolto agli interrogativi portati avanti da PcPro. Si supponga che in effetti i numeri sono importanti, che la portata del progetto in ambito umanitario necessiti di parametri di valutazione differenti, che sia solo una goccia nel mare ma pur sempre qualcosa di significativo. Si supponga che qualcosa di buono è stato portato avanti.
Dopo tutte queste supposizioni, il vecchio interrogativo originale ancora non ha una risposta: fino a che punto un aiuto umanitario rimane tale, e non diventa invece una forma subdola di colonialismo culturale? Se Negroponte vuole lasciarci un commento…