Internet Explorer al 66.97% del mercato, Firefox al 22.98%, Safari al 4.07% e Chrome al 2.84%. Opera chiude con il 2.04% il gruppo dei “grandi” browser, quelli che stanno tentando di fare mercato, quelli che si contendono giorno dopo giorno gli utenti. Il trend delineato dai dati NetApplications appare chiaro e confermato: Internet Explorer perde costantemente quote di mercato, lasciando per la strada briciole raccolte dalla concorrenza.
Un mese dopo l’altro, poco alla volta, in 12 mesi il browser di Redmond ha perduto il 9% dei propri utenti. Nell’ultimo mese la caduta è stata dello 0.71%, buona parte della quale assorbita dall’ascesa di Firefox (+0.51%) e completata con il piccolo passo avanti ottenuto da Google Chrome (+0.23%). Stabili sulle proprie posizioni Safari e Opera. Parlare di Internet Explorer, però, significa ancora parlare di IE6 poiché è la vecchia versione del browser quella ancora più diffusa. IE6 conta infatti il 25.25% delle presenze, seguito da IE7 (21.1%) e IE8 (15.1%). I numeri sembrano dimostrare come l’utenza cambi versione con relativa lentezza, preferendo il passato rispetto alle virtù delle nuove versioni. Questa tesi è avvalorata anche in casa Mozilla, ove Firefox 3.0 è il browser utilizzato dal 12.48% dei navigatori mentre Firefox 3.5 giunge all’8.88%.
È un momento particolarmente importante per il mondo dei browser perché la sfida, riaccesa dai successi di Firefox e rinvigorita dalla nascita di Chrome, sta per arrivare ad alcuni crocevia strategici. Il ballot screen di Windows 7 è uno di questi, ed il dibattito è ancora aperto. Chrome Frame è il secondo, con Mozilla pronta a schierarsi al fianco di Microsoft per rigettare l’idea di un browser iniettato in un altro.
Secondo Mitchell Baker, CEO della fondazione, trattasi di un sistema che va a frammentare ulteriormente il mercato minando il rapporto tra browser e web, rendendo più complessa l’esperienza utente e rendendo più difficile la gestione delle informazioni. Non solo. Con Chrome Frame il controllo non è più nelle mani dell’utente, ma passa direttamente al sito web: «si immagini di scaricare Chrome Frame. Vai su un sito Web. Quale motore di rendering userai? Dipende dal sito web ora, non da te». Mozilla invia pertanto un appello diretto a Google, per voce del vicepresidente comparto engineering Mike Shaver: sarebbe meglio per tutti se, invece di promuovere Chrome Frame, Google spiegasse agli utenti perchè installare Chrome ed usarlo come browser standalone. Anche perché, chiude Baker nell’intervista a ComputerWorld, se ognuno creasse il proprio browser-in-browser, ne uscirebbe una «zuppa di browser» nella quale gli utenti ne uscirebbero disorientati.