Quando mancano ormai pochi mesi all’uscita, prevista in ottobre, di Windows XP, saltano clamorosamente le trattative fra la Microsoft e America on line-Time Warner per l’inserimento del software di accesso ad Aol all’interno del nuovo sistema operativo prodotto dal gigante di Redmond.
Benché i punti controversi fossero (e restano) parecchi, sono sostanzialmente tre le questioni su cui la contrattazione si è arenata, finendo col far saltare ogni possibilità di accordo.
- L’inserimento di un simbolo o di un’icona di Aol nella finestra dei programmi di Windows XP.
- L’utilizzo, da parte di Aol, della tecnologia di RealNetwork in luogo di quella Windows Media di Microsoft, per quanto riguarda la trasmissione di servizi multimediali online.
- Il rifiuto di Aol di aprire il proprio servizio di istant messaging all’alleato-concorrente.
L’ultima questione, per la verità, sembra non abbia avuto grande peso sulla trattativa (il problema sarebbe stato ignorato sin dall’inizio), mentre moltissimo deve aver influito il secondo punto, quello che prevedeva la possibilità che Aol adottasse come lettore audio-video il software Microsoft, rinunciando in qualche modo a quello di Real Network. È proprio quest’ultima società, infatti, ad aver fornito per anni in esclusiva il proprio software ad Aol. Il fatto è che il contratto di esclusiva fra le due società scadrà a fine estate, anche se a quanto pare resta sempre una clausola che non permetterebbe ad Aol di esautorare completamente Real Network.
Comunque stiano le cose, il disegno di Microsoft era chiaro: stabilire uno standard di fatto in uno dei settori più promettenti della Rete, quello della riproduzione di file audio-video, così come è già accaduto non solo per il sistema operativo (Windows), ma anche per i browser (Internet Explorer) e per le applicazioni da ufficio (Office). Se l’accordo fosse stato raggiunto, i due colossi statunitensi avrebbero ulteriormente rafforzato la loro già consistente supremazia.
Ma a pesare più di tutto sulle trattative, certo non facili, è stata quasi certamente la mancata intesa sulla proposta di Microsoft di stipulare una sorta di “patto di non belligeranza”, che avrebbe dovuto porre fine ai rispettivi procedimenti antitrust.
Ve detto che i rapporti fra le due società non sono mai stati idilliaci, anche se entrambe, in nome dell’interesse comune, hanno sempre saputo fare buon viso a cattivo gioco – almeno finora. Il primo, clamoroso accordo fra i due partner risale infatti a ben 5 anni fa, quando Microsoft accettò di incorporare nel proprio sistema operativo l’accesso con America online. Un accordo che diede ad Aol la spinta necessaria per diventare il primo provider al mondo, con un parco utenti che oggi sfiora i 30 milioni di unità, contro gli “appena” 5 del suo più diretto concorrente, vale a dire, guarda caso, Msn. Quell’accordo è scaduto nel gennaio di quest’anno, e a quanto pare Aol deve essersi convinta di poter andare avanti anche da sola, svincolandosi dall’ingombrante presenza di quell’amico-nemico che risponde al nome di Bill Gates.