In Cina il problema della dipendenza da Internet sta assumendo i contorni della piaga sociale. Il governo centrale, accortosi della cosa, ha dovuto agire con urgenza e l’unica soluzione ideata nell’immediato è stata la limitazione forzata della crescita degli Internet Cafè (oggi circa 110.000 in tutto). Risulta evidente come la misura adottata non potrà aiutare la popolazione giovanile cinese, ma nei rigidi schemi istituzionali del paese orientale trattasi di un primo passo verso una nuova politica sociale in ambito informatico.
Nel 2007 non verranno più aperti nuovi Internet Cafè su tutto il territorio oltre la Muraglia. Quelli iniziati ed autorizzati potranno portare a termine i lavori entro il 30 Giugno, dopodichè vigerà uno stop ferreo alle nuove concessioni. Secondo quanto indicato da Reuters «la notizia è giunta mentre i parlamentari cinesi, riuniti in sessione annuale nel Congresso nazionale del popolo, hanno invocato misure più rigide per tenere gli adolescenti lontano dagli Internet point, considerati luoghi dove si alimenta la criminalità tra i giovani. La Cina vieta ai minorenni di entrare nei punti Internet e prevede multe salate per gli operatori che violano questa normativa. Lo scorso anno, un rapporto del Centro nazionale cinese per l’infanzia, un think-tank del governo, ha reso noto che il 13% dei 18 milioni di internauti cinesi sotto i 18 anni sono dipendenti da Internet».
Solo nei giorni scorsi aveva fatto notizia la morte di un ragazzo cinese con gravi problemi di peso e di dipendenza dal computer. Il caso ha permesso di concentrare nuovamente l’attenzione sul problema sociale rappresentato dalla forte crescita della popolazione sul web, fenomeno che non ha visto un adeguamento sociale tale da compensare le nuove necessità emergenti. Ora le istituzioni si son trovate con l’assoluta necessità di intervenire ed una direttiva congiunta di 14 dipartimenti governativi ha dunque posto il veto a nuovi luoghi di incontro basati sulla navigazione sul web (visti dal Presidente Hu Jintao addirittura come luoghi in cui si mette in pericolo la stabilità del Governo).