Nessuno può imporre per i propri prodotti una commercializzazione esclusiva offline. Nessuno può, insomma, vietare che un prodotto sia commercializzato dai negozi online perché tale misura sarebbe ritenuta anticompetitiva e pertanto non ai sensi delle normative.
La sentenza giunge dalla Corte di Giustizia Europea e boccia le policy di vendita del gruppo Pierre Fabre Dermo-Cosmétique. La natura del processo è nell’origine della controversia: «I contratti concessi dalla PFDC per la distribuzione dei prodotti cosmetici e di igiene personale relativi ai marchi Avène, Klorane, Galénic e Ducray precisano che tali vendite devono essere realizzate in uno spazio fisico e con l’obbligatoria presenza di un laureato in farmacia. Il giudice del rinvio afferma che è pacifico tra le parti che tali requisiti escludono, di fatto, tutte le forme di vendita via Internet […] I prodotti oggetto d’esame sono i prodotti cosmetici e di igiene personale distribuiti mediante sistemi di distribuzione selettiva e offerti con il consiglio di un farmacista. Tali prodotti, che fanno parte del più ampio settore dei prodotti cosmetici e di igiene personale sono, a tale titolo, assoggettati a vari requisiti relativi alla loro composizione e alla loro etichettatura. Tuttavia, non rientrando nella categoria dei medicinali e non essendo così assoggettati al monopolio dei farmacisti, nulla osta a che tali prodotti vengano liberamente commercializzati al di fuori della rete farmaceutica».
L’analisi della policy rende pertanto evidente come, in assenza di requisiti reali per una commercializzazione in presenza di un farmacista, la discriminante unica è la presenza di un luogo fisico nel quale far avvenire la vendita. Cosa che peraltro il gruppo conferma nella propria tesi difensiva: «La natura di tali prodotti necessita del consiglio di uno specialista farmaceutico in ragione dell’azione di tali prodotti, sviluppati in un’ottica di cura (…). I nostri prodotti rispondono a problematiche di pelle particolari, come pelli intolleranti, con un rischio di reazione allergica. Consideriamo di conseguenza che la vendita su Internet non risponderebbe alle attese dei consumatori e dei professionisti della salute sui nostri prodotti e di conseguenza alle esigenze che noi fissiamo nelle nostre condizioni generali di vendita. Tali prodotti sono anche raccomandati dalla comunità medica».
La Corte si è espressa contro la Pierre Fabre Dermo-Cosmétique ed in favore dell’e-commerce: non si può vietare la commercializzazione online di un prodotto cosmetico perché la cosa, in assenza di requisiti specifici che richiedano la presenza di una ricetta medica e di un farmacista, si identifica come restrizione forzata della concorrenza. Secondo i rilievi del processo, infatti, la chiusura alla rete altro non fa se non estendere il monopolio su certi prodotti da parte di taluni canali distributivi, il che non va però in alcun modo a vantaggio dell’utente finale che vorrebbe informarsi, acquistare in libera scelta ed accedere a prezzi maggiormente vantaggiosi.
Nessuno fermi l’e-commerce, quindi: più c’è concorrenza, meglio è per tutti.