E’ stato pubblicato ieri un editoriale di Paolo Nuti, presidente di MC-Link (storico ISP italiano), nel quale viene data una diversa e più mite lettura della c.d. Dottrina Sarkozy.
Paolo Nuti sostiene che indubbiamente è inaccettabile punire con la disconnessione il soggetto individuato dall’ISP come “pirata” (perchè, ad esempio, si connette e scarica da un server con contenuti notoriamente pirata), tuttavia ammette la possibilità di procedere a diffide ed, eventualmente, a sanzioni a capo del soggetto.
Insomma, Nuti riconosce ed ammette la necessità di introdurre un controllo sulla piattaforma distributiva, quindi anche sul P2P, che consente ai titolari dei diritti di bloccare i contenuti che non rispondono correttamente alla verifica della “filigrana elettronica”.
Confesso che mi riesce difficile visualizzare una struttura capace di compiere, senza grossi margini di errore, questa procedura. Insomma, in parole povere, è davvero possibile distinguere se dal server “pirata” sto scaricando una distribuzione free di Linux o l’ultimo film di De Sica?
Ricordiamoci che in Italia vige il principio costituzionale, sancito dall’art. 27, della presunzione di innocenza. Non è quindi possibile trattare, anche se è prassi italiana farlo, il cittadino/consumatore partendo, invece, dal presupposto opposto: che sia colpevole.
Il filtraggio preventivo è, quindi, a mio avviso inaccettabile e mina alle fondamenta il concetto di internet. Guai se si il potere di decidere cosa filtrare e cosa no, fosse in mano al potere politico. Nei paesi in cui ciò avviene, vediamo ogni giorno cosa accade e quali spaventose repressioni avvengono nel nome del loro ideali. Ebbene, oggi il motivo del filtro può essere il diritto d’autore, ma chi può assicurarci che domani il filtro non venga applicato ad altro?
Rintengo invece ammissibili i filtri “tecnici”, ovvero quelli posti in essere non con un preordinato interesse al filtraggio e alla moderazione politica, ma con lo scopo di dare la precedenza a certo traffico piuttosto che altro per ragioni squisitamente commerciali/tecniche. Ad esempio, trovo legittimo scegliere di limitare la banda al P2P per garantire a tutti l’uso corretto di internet e VoIP. Ma in questo caso limito la velocità di tutto il traffico P2P, non solo di quello che ritengo “pirata”.
Per quanto abbia trovato interessante l’articolo di Paolo Nuti, dunque, resto convinto che ci si debba battere aspramente contro qualsiasi forma di filtraggio che non sia tecnico, perchè sarebbe, come lo stesso David Weinberger ha recentemente sostenuto a IAB Forum 2007, un andar contro la natura stessa di internet, voluto da suoi creatori come libero.