Non può essere un operatore telco a decidere quali pubblicità si possano vedere mentre si naviga con il proprio smartphone. Tale principio fa parte di una serie di linee guida per la Net Neutrality che la Commissione Europea sta per inviare ai singoli stati membri affinché ratifichino tali decisioni all’interno delle singole giurisprudenze.
Era il maggio 2015 quando emerse la volontà da parte di alcuni operatori di agire per limitare le pubblicità nella navigazione mobile. Un grande operatore del vecchio continente, secondo quanto trapelato allora, aveva già predisposto la tecnologia che avrebbe servito il blocco: se non vi fossero stati ostacoli, tale tecnologia sarebbe potuta essere implementata con relativa rapidità. E se fosse stata adottata, l’escalation di blocchi avrebbe probabilmente coinvolto tutto il comparto telco incidendo a fondo sul modo in cui le pubblicità sono servite durante la navigazione in mobilità.
L’escamotage sembrava chiaro a tutti: le telco volevano bloccare le pubblicità per limitare il traffico servito ai clienti e, al tempo stesso, per velocizzare le performance nell’apertura dei siti Web. Così facendo, in realtà, si andava a istituire un blocco difficilmente regolamentabile e soprattutto si sarebbe presa una decisione in vece degli utenti. Il principio espresso dalla Commissione Europea è chiaro: siano gli utenti a scegliere se dotarsi o meno di strumenti di adblock e non sia una telco a stabilire il blocco a priori.
La firma dell’UE sulle linee guida per la Net Neutrality arrivano dal BEREC (Body of European Regulators for Electronic Communications). Sebbene il BEREC riconosca (pdf, pag.26) la possibilità di interventi a livello di network (soprattutto in caso di comportamenti illeciti, tema che si rimanda però ad altri tavoli di discussione), nega in toto la possibilità di agire a limitazione dell’advertising: le pubblicità erano e rimangono una scelta dell’utente, il quale sa di dover pagare i propri contenuti in qualche modo e deve dunque aver la possibilità di decidere se agire proattivamente per il blocco delle inserzioni o meno.
Anche questo è neutralità, insomma. Se non fosse stato affermato tale principio, le telco avrebbero buon gioco a filtrare le pubblicità istituendo una sorta di “dogana” che decide cosa può e cosa non può essere visualizzato. Per i carrier si sarebbe trattato di un ostacolo frapposto tra utenti e contenuti, istituendo un passaggio intermedio che avrebbe messo alle telco il coltello dalla parte del manico. A pagarne le conseguenze sarebbero stati anzitutto Google e tutti coloro i quali forniscono pubblicità al settore, nonché chi ne fruisce: bloccare la pubblicità significa bloccare servizi e contenuti gratuiti, nonché tutto il lavoro e l’indotto generato.