La parola “Netbook” è un marchio brevettato. Il trademark non ammette ignoranza: quella che agli orecchi di molti può sembrare una parola di accezione generale, descrivente una categoria di computer invece di un dispositivo specifico, è invece un marchio protetto e tutelato, la cui proprietà va fatta risalire alla Psion Teklogix. E il fatto che il termine sia registrato non è un aspetto secondario, soprattutto nel momento in cui il marchio stesso va a descrivere l’unico settore di mercato che si presenta al 2009 con grandi aspettative.
La prima conseguenza è nel fatto che sul circuito AdSense di Google non sarà possibile posizionare le proprie pubblicità sul termine “Netbook”. Per Google trattasi di un piccolo smacco, perchè la keyword è sicuramente di generoso interesse. La keyword stessa, però, non è utilizzabile perchè identificativa di un marchio e pertanto proibita dalla policy del circuito. Google già in passato ha avuto problemi similari in noti casi legali avviati da aziende dell’alta moda: ne è scaturito un nuovo equilibrio che consiglia a Google di star fuori dai problemi evitando ogni keyword ricalcante marchi registrati. Nel caso specifico è come se la vendita delle Xbox fosse pubblicizzata utilizzando la keyword “PlayStation”: benché in passato il termine “PlayStation” abbia assunto una connotazione generale tale da portare il marchio ad essere sinonimo stesso di “console”, promuovere una console concorrente facendo leva sul marchio leader sarebbe una manovra evidentemente illecita. Nel caso specifico è tutto più sfumato perchè solo ora viene notificata pubblicamente la proprietà sul marchio “Netbook” (relativo peraltro ad uno specifico prodotto, il Netbook Pro -, ma il risultato è lo stesso. “Netbook”, pertanto, entra nella lista nera delle keyword di AdSense e per lungo tempo sarà destinato a vivere nella terra di mezzo tra il trademark privato e la parola d’uso comune.
Nessun rischio per coloro i quali useranno il termine “Netbook” in buona fede: la Psion ha già fatto sapere di non avere alcuna intenzione persecutoria. Al tempo stesso, però, il gruppo vuole proteggere il proprio marchio e pertanto potrebbe avvalersi delle armi legali nel caso in cui si facesse uso distorto del termine con evidenti finalità di profitto. Il brand sarebbe registrato dal 2009 e varie lettere di «cease and desist» sono già state inviate in passato per intimare la sospensione dell’uso improprio del marchio.
Difficile, a questo punto, capire in cosa la situazione potrà sfociare. “Netbook”, infatti, è ormai una parola iscritta nel vocabolario specifico del settore e difficilmente se ne potrà rimuovere il significato nella mente di chi da mesi viene bombardato da messaggi di speranza che annidano proprio nei Netbook ogni rosea previsione per il futuro prossimo venturo. A meno che il trademark non venga messo in discussione da un qualche cavillo legale, insomma, occorrerà disabituarsi all’uso del termine attendendosi un qualche sinonimo sostitutivo. CNet suggerisce i vari “Webbooks”, “Interbooks”, “Workbooks”, “Booksurf”; jkOnTheRun propone “mini-notebook” o “sub-note”. Le soluzioni alternative, insomma, non mancano di certo. L’immaginario collettivo, però, è un processo a lunga sedimentazione: ripartire da capo non sarà cosa facile.