Ha aperto i battenti da pochi giorni in Italia e, dopo l’entusiasmo dei primi giorni, ora la performance si analizzerà sul lungo periodo. Nel frattempo, però, sul colosso dello streaming giungono interessanti dati dagli Stati Uniti, che permettono di scoprire quali siano le abitudini di fruizione dell’utente medio. Dopo aver comunicato i 3 milioni di stream per “Beasts of No Nation”, un vero record sia per Netflix che per il cinema indipendente, è tempo di ulteriori statistiche.
Di norma, Netflix non fornisce i dati di rating sia delle produzioni autoctone che degli show di emittenti terze, anche perché la modalità di fruizione del sito non concorre alle normali logiche televisive per l’assegnazione dell’ammontare pubblicitario. Tuttavia, grazie a un’indagine terza sono stati svelati alcuni usi consolidati degli abbonati statunitensi, dei dati che confermano come la piattaforma sia spontaneamente eletta come punto d’approdo per tutti gli irriducibili binge-watchers.
La ricerca è stata condotta da GfK, in occasione del report annuale “Over the Top TV 2015: A Complete Video Landscape”, uno studio che si preoccupa di analizzare non solo come mutino nel tempo i consumi televisivi, ma come anche questi si relazionino alle nuove tecnologie, in particolare lo streaming. Da un campione rappresentativo di abbonati Netflix, è emerso come l’utente medio guardi 10 show alla settimana, a cui si aggiungono 4 lungometraggi. Si tratta di un livello doppio rispetto ai dati raccolti tre anni fa, quando la media stazionava sulle cinque produzioni alla settimana, per una consacrazione della tecnologia nel tempo. Se tale media viene poi rapportata alla popolazione statunitense tra i 13 e i 54 anni, emerge come ogni utente scelga almeno 5 show e 2 film alla settimana, utilizzando più di una piattaforma.
Sulle modalità di fruizione, emerge come il 24% degli abbonati ricorra a una o più piattaforme mobile, un dato in aumento del 10% rispetto a tre anni fa. Anche il ricorso al televisore, sia esso una smart TV o collegato a un set-top-box, è in aumento: dal 36 al 47% nello stesso periodo di riferimento. Continua a tenere, infine, anche la fruizione su PC, dal 17 al 25%. Di tutti gli utenti, inoltre, il 25% si definisce un binge-watcher e, fra questi, la visione compulsiva episodio dopo episodio coinvolge maggiormente i Millennials (dai 13 ai 35 anni) rispetto alla Generazione X (dai 36 ai 48 anni).
Non è al momento possibile, data la giovinezza del servizio, applicare queste statistiche al caso italiano, dove i primi dati in materia non emergeranno prima di qualche mese. Di certo, però, dimostra come la fruizione televisiva stia cambiando: gli utenti vogliono creare il proprio palinsesto, vogliono accedervi nel momento preferito e non sono più disposti ad attendere le canoniche tempistiche della TV classica, ad esempio aspettando sette giorni tra un episodio e l’altro della propria serie preferita. Il fatto che l’utente medio approfitti di 10 show, considerato come il primetime delle emittenti classiche raramente superi le cinque proposte settimanali, è più che indicativo del cambiamento in atto.