Netflix, servizio statunitense per il noleggio e l’acquisto di contenuti multimediali sia tramite supporti DVD che in streaming web, non vive un periodo florido della propria storia. Secondo quanto annunciato dai vertici dell’azienda, infatti, l’andamento attuale non lascia ben sperare per il futuro: le previsioni parlano di un 2012 in perdita per il gruppo, il che ha causato un calo del 7% nelle quotazioni del titolo nella borsa di Wall Street.
A trainare al ribasso i dati e gli introiti per il servizio d’Oltreoceano, atteso da lungo tempo in Europa, sarebbe stata la sensibile diminuzione nel numero di utenti a seguito della decisione di aumentare i prezzi per gli abbonamenti mensili e di dividere in due rami l’attività del progetto, separando il noleggio e la vendita di DVD dalla distribuzione di materiale cinematografico in streaming. Numerosi sono infatti gli iscritti che hanno deciso di abbandonare Netflix, cercando nuovi portali più economici ed in grado di offrire servizi maggiormente completi.
L’andamento negativo di Netflix, del resto, risulta essere piuttosto visibile grazie ad un confronto con i dati del gruppo di cinque mesi fa, quanto il titolo poteva vantare un valore pari a circa 500 dollari per azione contro gli attuali 69. Il quarto trimestre del 2011 si prospetta essere dunque nero per la società ed altrettanto si prevede per il prossimo anno: urgono dunque misure atte a recuperare la fiducia degli utenti, aumentando considerevolmente il numero di iscritti per incrementare gli introiti e poter dunque quanto meno raggiungere un pareggio di bilancio che possa permettere ai vertici della società di guardare al futuro in un’ottica differente.
«Il numero di abbonamenti disdetti continua ad aumentare e nel frattempo cresce anche il numero di servizi concorrenti in grado di giocare un ruolo importante sul mercato»: il messaggio è dunque chiaro e Netflix necessita urgentemente di un cambio di tendenza. Di pari passo con l’interesse degli utenti, infatti, sta rapidamente crollando anche la fiducia degli azionisti, i quali sono rimasti piuttosto allibiti dinanzi all’incapacità dell’azienda di fornire un quadro sufficientemente chiaro per il prossimo anno fiscale.