Guai in vista per Netflix. La Procura di Milano avrebbe infatti aperto un’inchiesta per omessa dichiarazione dei redditi nei confronti del gigante dello streaming. L’indagine è stata affidata al sostituto procuratore Gaetano Ruta.
La società, infatti, non ha una sede legale né un rappresentante in Italia e di conseguenza non paga le tasse nel nostro Paese. Secondo la legge, a ogni azienda che abbia una presenza fissa in un dato paese è richiesto di pagare le tasse. Nel caso di Netflix, invece, non si parla di “stabile organizzazione”, nel senso che non ha persone fisiche che partecipano in maniera rilevante agli affari: sarà dunque necessario capire, attraverso l’indagine aperta, se l’uso di server e reti Internet in Italia possa essere sufficiente per dover presentare una dichiarazione dei redditi.
La società con sede europea in Olanda può infatti godere dell’uso esclusivo di server e computer per offrire contenuti mirati agli utenti italiani (oltre che per processare film e serie TV, ovviamente). Secondo Comparitech, dal debutto in Italia – nel 2015 – al 2018 Netflix ha raggiunto nel Bel Paese la bellezza di 1,4 milioni di abbonati, e prevede di arrivare a 2 milioni entro la fine del 2019. La società ha inoltre dato il via alla produzione di alcune serie TV italiane, tra cui spiccano Suburra e Baby.
Intanto l’azienda ha deciso di offrire la visione gratuita di alcuni episodi dei suoi show per spingere il pubblico a effettuare la sottoscrizione, una mossa che potrebbe risultare utile nella sua battaglia con Apple TV+ e Disney+. Inoltre, Netflix arricchisce ogni mese il proprio catalogo con nuovi contenuti: a ottobre 2019, gli abbonati potranno gustarsi l’atteso film di Breaking Bad, la quinta stagione di Peaky Blinders e la seconda di Baby.