Il nuovo modello di contenuti a pagamento del New York Times deve ancora partire e mostra già molte preoccupanti debolezze. Il termine per spiegarlo è “jumping feed” e potrebbe essere l’incubo di chi ha lavorato a questo progetto multimilionario.
La falla del sistema si basa sulla contraddizione esistente tra il paywall e i feed dei social network: il primo prevede un numero limite di venti articoli gratis prima della richiesta di abbonamento, il secondo sistema, invece, non richiede il pagamento in caso l’articolo venga condiviso sul Web 2.0, con l’obiettivo di non allontanare i molti utenti di passaggio della versione online del quotidiano della Grande Mela.
Risultato? La nascita di account Twitter come FreeNyTimes o Free Nyt, che permettono di saltare agilmente lo steccato del “walled garden” come nel famoso spot dell’olio di mais. Per non parlare di piccoli programmi in java che già sono distribuiti in Rete per tutti i browser.
Mashable racconta che il New York Times ha già chiesto la rimozione di un account perché utilizza la “T” del loro logo, ma non sarà questo ad arginare il problema. Tanto che si moltiplicano i sondaggi online su questa scelta, con percentuali niente affatto confortanti per chi scommetteva sulla buona predisposizione dei lettori a pagare per l’informazione del prestigioso giornale americano.