La Motion Picture Association vuole impedire a tutti i costi l’accesso al sito Newzbin2, nato dalle ceneri del precedente Newzbin, già affondato lo scorso anno. L’associazione che cura gli interessi dei produttori e distributori cinematografici ha depositato in tribunale un’ingiunzione contro British Telecom per costringerla a bloccare l’accesso al sito contenente link a film, software, musica e show televisivi.
Newzbin è un indexer Usenet che offre ai suoi membri un servizio di indicizzazione di file pirata. A marzo 2010 la MPA aveva vinto la sua battaglia in quanto il sito era stato chiuso, ma ora i nuovi gestori hanno aperto Newzbin2 al di fuori del Regno Unito. In questo modo il sito non è più soggetto alla giurisdizione inglese, per cui la MPA ha dovuto intraprendere un differente approccio pur di giungere in qualche modo all’agognata messa al bando.
Non potendo più imporre la chiusura del sito, l’associazione ha presentato un’ingiunzione contro il principale operatore telefonico inglese per obbligarlo a bloccare l’accesso a Newzbin2. Un portavoce della MPA ha dichiarato che l’industria cinematografica ha scelto British Telecom perché è il principale ISP del Regno Unito con i suoi 5,6 milioni di abbonati ed inoltre possiede già la tecnologia adatta per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Cleanfeed è infatti un sistema sviluppato da BT che consente il blocco dei siti con contenuti di pornografia infantile. Costato circa 500.000 sterline, Cleanfeed è attivo dal 2004 e intercetta il traffico verso indirizzi IP o URL inseriti in una blacklist, restituendo il codice di stato HTTP 404, corrispondente a “pagina non trovata”. Sembra però che tale sistema non permetta di bloccare traffico web criptato o filtrato da un proxy, in quanto lavora esclusivamente sulla porta standard 80.
MPA ritiene che se il l’Alta Corte obbligherà British Telecom a bloccare l’accesso a Newzbin2, anche gli altri ISP potrebbero seguire la stessa strada. Non si è fatta attendere la risposta di Newzbin:
MPA sta tentando di censurare Internet per i propri meschini interessi. Se avrà successo, ciò potrebbe rappresentare un pericoloso precedente per la democrazia occidentale.
Anche in Italia da tempo si discute sul ruolo di “sceriffo della rete” che è stato attribuito all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Se il prossimo 6 luglio sarà approvata la contestata delibera dell’AGCOM, si aprirà un nuovo scenario nel quale la chiusura dei siti potrebbe avvenire anche senza il preventivo intervento della giurisprudenza.