Il 29 luglio, due giorni fa, Nexi denunciava di aver scovato online, su Pastebin, un file contenete circa 18 mila informazioni sensibili sui propri clienti. A fronte di ciò, e dopo le molte e prime polemiche sulla sicurezza del colosso dei pagamenti che gestisce 41,3 milioni di carte in Italia (con 150 istituti bancari partner) e 1,4 milioni di terminali Pos, oltre a 13.400 Atm, la situazione sembra meno grave del previsto.
Molti dei nomi e cognomi, completi di indirizzi, delle persone presente nel file su Pastebin non corrispondono infatti a reali clienti dei vari servizi di Nexi. Ed è la stessa compagnia a ribadirlo:
In molti casi i dati anagrafici non trovano corrispondenza con i dati contenuti sui nostri sistemi
Come è possibile? A quanto pare, le informazioni risalgono al periodo di CartaSì, ovvero al 2009. Non si da come, tali dati sono stati prelevati in rete e diffusi nelle ultime ore ma senza alcuna associazione di elementi finanziari che potrebbero causare grattacapi ai conti degli utilizzatori dei circuiti Nexi. Nel file si legge questa frase: Dati personali clienti Nexi Spa. Un saluto a Paolo Bertoluzzo, Luca Biancardi, Alessandro Cocciolo. Un abbraccio dagli schiavetti di Montefeltro.
Peraltro, il gruppo sostiene di non aver individuato alcuna falla nei propri sistemi, così come l’assenza di intrusioni o furto di informazioni dall’interno. Insomma, quanto pubblicato in rete non corrisponde allo stato attuale dei fatti. Un’azione dimostrativa piena di fumo e senza contenuti? Probabilmente si, anche se si fa fatica a comprenderne lo scopo. Quasi sicuramente si tratta di un’azione di disturbo volta a far scendere le performance finanziare di un soggetto che, dati alla mano, gode di ottima salute: in crescita del 13,3% rispetto al 2018; ricavi in aumento del 6,9% a 467,3 milioni e costi in calo del 3,7%.