Dopo aver annunciato ieri l’approvazione da parte dell’AGCOM del regolamento delle NGN, le così dette reti a banda larga in fibra ottica di seconda generazione, cerchiamo oggi di comprenderne i dettagli. La delibera dell’AGCOM approvata all’unanimità dopo un lungo percorso fatto di polemiche, lettere di intenti e consultazioni pubbliche, è secondo Corrado Calabrò, presidente AGCOM, il miglior compromesso possibile. Compromesso che però sembra scontentare un po’ tutti.
Telecom Italia dovrà infatti entro due mesi formulare un’offerta sui servizi passivi e in particolare sull’ “end to end” e sull’unbundling della fibra ottica.
L’end to end come spiegato ieri, permette a un operatore di affittare da Telecom Italia una parte della rete in fibra ottica da utilizzare per i propri servizi di connettività. Per quanto riguarda l’unbundling il capitolo è molto complesso. Di fatto c’è, ma in realtà no. Questa affermazione deriva dal fatto che la tecnologia adottata da Telecom Italia per la sua rete in fibra ottica non permetterà l’unbundling con buona pace degli operatori alternativi e nessun potrà obbligare Telecom Italia a modificare l’impostazione della sua rete.
Sarà possibile invece il viceversa e cioè che gli altri gestori si adattino alla tecnologia di Telecom Italia, ma questo richiederà molto tempo.
Sempre in questi due mesi Telecom Italia dovrà formulare anche le offerte in materia di bitstream in fibra e per il servizio Vula (virtual unbundled local access).
Altro capitolo molto scottante i prezzi. Sappiamo bene che su questo tema la lotta tra Telecom Italia, AGCOM e operatori alternativi è stata molto intesa e il risultato è che l’AGCOM chiede a Telecom Italia di formulare prezzi orientati al costo in tutte quelle zone nelle quali non esiste una vera concorrenza.