In questi giorni si parla molto delle nuove reti di seconda generazione e della “sfida” a distanza tra Telecom che intende realizzare una rete in completa autonomia e un consorzio formato da Fastweb, Vodafone e Wind che intendono realizzare una seconda rete, alternativa a quella Telecom e soprattutto aperta a tutti i provider.
Lo scenario reale sarebbe ben diverso da quello che ci avevano tutti prospettato sino ad ora. Wind, Fastweb e Vodafone sono sempre intenzionate a proseguire sulla loro strada, anche senza Telecom, ma non intendono investire più di un terzo dei 2,5 miliardi di euro necessari per il progetto.
Le cose dunque stanno in questo modo: Carsten Schlote, AD Fastweb, dopo aver dichiarato che il consorzio non intende investire più di un terzo dei 2,5 miliardi, ha aggiunto che per realizzare l’operazione “è necessario che tutti gli utenti migrino su questa nuova rete, compresi quelli di Telecom”.
Dunque in questo progetto Telecom è comunque fondamentale per il raggiungimento dell’obbiettivo visto che potrebbe investire anche lei un terzo della somma necessaria, mentre la Cassa Depositi e Prestiti coprirebbe il resto.
Ma se Telecom è imprescindibile, come si fa ad andare avanti senza Telecom? Sappiamo che Telecom stessa ha detto che su questo progetto si poteva comunque discuterne, ma solo dopo un’analisi molto attenta.
Proprio per questo sono in corso febbrili incontri tra i vari soggetti interessati.
In ogni caso il consorzio composto da Fastweb, Vodafone e Wind insiste per andare avanti, ma ovviamente tale business sarà sostenibile solo se tutti i clienti migreranno sulla nuova rete e in ogni caso se non sarà Telecom, si cercheranno altri investitori.
Insomma la sostanza è un gran caos, “molto all’italiana” si potrebbe affermare. A questo punto c’è da chiedersi, quale sarà il futuro della rete italiana?