Il caso delle NGN (“next generation network”) italiane, che vede contrapposte Telecom Italia e un consorzio composto da Wind, Fastweb e Vodafone, supera i confini italiani e diviene di pubblico dominio internazionale.
Ad occuparsi dei fatti di casa nostra ci pensa il Financial Times che ironizza sulla nostra situazione, e stigmatizza il comportamento di Telecom.
L’editoriale, a firma di Paul Betts, si sofferma sulla crescente necessità di una rete di seconda generazione. Come tutti sappiamo infatti, la richiesta di banda larga (anche mobile) si fa sempre più massiccia e le attuali reti sono al limite del collasso e dunque serve con urgenza una nuova infrastruttura ad alta capacità.
Da qui la necessità di adeguarsi, ma in Italia, rispetto al resto del mondo, le cose sono molto più complicate.
Il Financial Times sottolinea infatti come Telecom non goda certo di buona salute, essendo l’azienda di comunicazioni più indebitata d’Europa; ma nonostante faccia fatica a racimolare fondi anche solo per la manutenzione ordinaria della sua rete, è decisa a portare avanti da sola il progetto delle NGN.
Intento spalleggiato dall’Authority che aiuterebbe Telecom Italia a far quadrare i conti aumentando i canoni agli altri competitor per l’uso della rete in rame.
Per il Financial Times dunque, è normale e legittimo che Fastweb, Vodafone e Wind si siano ribellate e abbiano avviato un progetto parallelo.
Mentre l’estero ironizza sulla nostra precaria situazione, segnaliamo che il “presidente dell’Antitrust” Antonio Catricalà, ha dichiarato che per recuperare il divario digitale italiano, ben venga una società della rete, a patto che ci siano regole ben chiare (le stesse parole dell’AGCOM di qualche giorno fa).
Dichiarazione che ha trovato parere positivo sia da parte di Telecom che da parte di Vodafone.
Difficile a questo punto capire cosa combineremo, l’unica cosa certa è che a breve si aprirà il famoso tavolo sul futuro della rete italiana, voluto con forza da Paolo Romani.
Che ne pensate?