Investito da una crisi profonda, che ha
visto il famoso portale made in USA perdere svariati milioni di dollari e
licenziare centinaia di dipendenti, Yahoo! ha pensato bene di potenziare
il più possibile la propria sezione Adult&Erotica, trasformandola in una delle collezioni di videocassette e DVD ad alto contenuto erotico più consistenti di tutta la rete.
Comprensibilmente, l’operazione non è stata accompagnata
da nessun annuncio ufficiale né da campagne pubblicitarie di alcun tipo.
Ciononostante, sembra
che il successo sia stato enorme, con incrementi di vendita addirittura clamorosi,
che hanno spinto gli analisti a prevedere la rapida assunzione, da parte
di Yahoo!, di un ruolo di leadership nel mondo del porno online, grazie soprattutto
al notevolissimo numero di utenti del portale, che si aggira intorno ai 185
milioni di visitatori mensili.
È però bastato un solo articolo, uscito sul Los Angeles Times
dell’11 aprile, a rovesciare immediatamente la situazione, costringendo Yahoo!
a rinunciare quanto prima a questa fonte di guadagni. La notizia si è infatti
diffusa a velocità supersonica, e il giorno successivo l’Associazione delle Famiglie Americane aveva già presentato ricorso al Procuratore Generale Nazionale affinché Yahoo! venisse perseguito per vendita di materiale osceno e pornografia infantile.
A nulla sono valse le dichiarazioni, rilasciate in un’intervista dal presidente Jeff Mallett,
il quale sosteneva di non riuscire a vedere il problema: “Noi da sempre cerchiamo
di essere il maggiore distributore di prodotti online, e abbiamo scelto di
farlo anche nel settore adulto”. Oltretutto, l’accesso a quella particolare
sezione è possibile solo consegnando il proprio numero di carta di credito,
fatto questo che, almeno in teoria, dovrebbe tener lontano i minorenni sia
dalla visione che dall’acquisto dei video.
Tuttavia, il linciaggio morale (e legale) è stato
così violento, immediato e diffuso che l’azienda, temendo un possibile effetto
boomerang che vanificasse tutti i risultati ottenuti dalle vendite iniziali,
ha deciso di fare marcia indietro, diffondendo un comunicato
nel quale “annuncia la decisione di rimuovere entro le prossime settimane
tutti gli oggetti porno e non stringere in futuro accordi per la creazione
di banner pubblicitari a contenuto hard-core”.
Tra l’altro, non sarebbe stata questa la prima
volta in cui il colosso nordamericano finisce davanti a una corte di giustizia.
Era già successo qualche tempo fa, quando il sito fu chiamato a rispondere
della vendita di materiale di stampo nazista. Evidentemente, questa volta
i vertici dell’azienda hanno ritenuto che non fosse il caso di ripetere l’esperienza,
anche a costo di perdite significative.