“Non mi riconosco in quel video, è una truffa realizzata con l’intelligenza artificiale.” Con queste parole, Nino D’Angelo, celebre cantante napoletano, ha denunciato la diffusione di un video fake che lo vede protagonista sui social media.
L’artista ha utilizzato i suoi canali social per segnalare la presenza di un filmato contraffatto, in cui appare mentre pronuncia la frase “mi piacerebbe incontrarti”. Questo contenuto, creato attraverso avanzate tecnologie di deepfake, ha spinto D’Angelo a rivolgersi alle autorità per sporgere denuncia formale.
L’episodio ha messo in luce la crescente minaccia rappresentata dalla manipolazione digitale, una tecnica che sfrutta algoritmi sofisticati per modificare volti e voci in modo estremamente realistico. Sebbene queste tecnologie trovino applicazioni legittime nel settore dell’intrattenimento, il loro utilizzo improprio per scopi fraudolenti o dannosi è in aumento.
Sui social media si è registrata una forte ondata di solidarietà verso il cantante, con fan e colleghi che hanno espresso il loro supporto. Questo caso ha inoltre riacceso il dibattito sui rischi legati alla diffusione incontrollata di contenuti manipolati digitalmente.
Per contrastare fenomeni di questo tipo, le piattaforme digitali stanno implementando sistemi di rilevamento sempre più sofisticati. Gli esperti raccomandano agli utenti di verificare attentamente la fonte dei contenuti prima di condividerli e di segnalare tempestivamente eventuali materiali sospetti.
Il caso di Nino D’Angelo si inserisce in una lista sempre più lunga di figure pubbliche vittime di deepfake, sottolineando l’urgenza di una regolamentazione più rigorosa sull’uso dell’intelligenza artificiale e la necessità di una maggiore educazione digitale per il pubblico.