I numeri fatti registrare da Nintendo Switch durante i suoi primi mesi di permanenza sul mercato sono ottimi, tanto da superare anche le più rosee aspettative: dieci milioni di unità vendute in soli nove mesi, con l’obiettivo di arrivare a 14 milioni entro marzo. Non tutto però sta andando per il verso giusto: le cartucce da 64 GB promesse agli sviluppatori per la seconda parte del 2018 non saranno disponibili prima del 2019.
Ad oggi la maggior parte dei giochi per Switch viene distribuita in copia fisica su schede da 8 o 16 GB. Le software house che necessitano di più spazio possono optare per quelle da 32 GB, sostenendo però una spesa aggiuntiva e aumentando di conseguenza il costo finale del titolo (emblematico il caso del remake di L.A. Noire, che costa circa 10 dollari in più rispetto alle versioni PS4 e Xbox One). Chi supera i 32 GB deve inoltre costringere l’utente a un download, che nel caso di The Legend of Zelda: Breath of the Wild si attesta ad esempio a 13,40 GB. Non è dunque difficile comprendere in che modo i 32 GB di memoria interna e lo spazio offerto dalle memory card esterne vengano così presto esauriti.
Da qui la necessità di poter commercializzare i giochi su cartucce più capienti, da 64 GB, sollevando l’utente dall’obbligo di scaricare dati aggiuntivi da Internet, una pratica alquanto fastidiosa soprattutto per chi non è raggiunto da banda larga o fibra ottica. Il ritardo sembra essere imputabile a imprevisti di natura tecnica insorti durante la fase di produzione. Difficilmente questo rallenterà la cavalcata di Switch, fin qui trionfale, ma stando a un report del Wall Street Journal la notizia ha generato un certo malcontento tra gli sviluppatori. Nintendo non può permettersi di perdere la loro fiducia e la loro collaborazione, elemento mancato in passato con Wii U e che ha contribuito in modo determinante all’insuccesso della piattaforma.