La crisi economica pervade ogni settore ed alcuni, abituati ad una crescita a doppia cifra ormai da anni, hanno subito più di altri l’arresto improvviso dell’economia. La telefonia è tra i settori che prima di altri ha avvertito i segnali di sofferenza provenienti dal mercato ed il leader Nokia ha anzitempo agito per ridurre i costi e giungere più agile alla prova del nove.
I primi licenziamenti, però, evidentemente non sono bastati. Il gruppo ha ora annunciato 1700 nuovi tagli (su un totale di 128.400 unità di forza lavoro), 700 dei quali nella sola Finlandia. La nota ufficiale è stata raccolta dal Sole24Ore: «L’azienda si trova nella necessità di ridurre i costi per far fronte alla crisi della domanda. In proposito, a breve inizieranno le consultazioni con le organizzazioni sindacali».
Nel 2008 il gruppo ha venduto 468 milioni di telefonini, in aumento del 7% rispetto all’anno precedente. Ciò nonostante ora il gruppo si trova, al pari della concorrenza, a dover fare i conti con un mercato in crescente contrazione. Nokia più di ogni altro subisce però l’effetto dei grandi numeri, con ricavi netti caduti del 70% a quota 576 milioni di euro e fetta di mercato scesa dell’1% rispetto al trimestre precedente (e del 3% rispetto ad un anno prima) sotto la spinta di un passaggio tendenziale verso la nuova realtà “smartphone” lanciata in grande stile dall’iPhone. Nokia sta sperimentando il nuovo mercato solo ora, presentandosi con nuove offerte musicali, investendo seriamente in Symbian e preparando il lancio dei nuovi dispositivi.
Dalla crisi ne uscirà un gruppo molto differente rispetto al passato. L’offerta sarà più vasta, all’hardware si affiancherà un software arricchito ed una rinnovata disponibilità di servizi ed applicazioni, ed inoltre verrà messa a dura prova la capacità di utilizzare la Rete (ed il suo mercato) oltre alla tradizionale vendita di telefonini. I tagli odierni vanno interpretati anche e soprattutto in quest’ottica: il mercato si contrae e si differenzia, Nokia deve fare altrettanto per poter rispondere alle esigenze che andranno manifestandosi quando l’economia tornerà a tirare.